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Victor Osimhen: “Il gol più bello sarà quello che farà vincere lo scudetto al Napoli”

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L’attaccante del Napoli Victor Osimhen ha rilasciato un’intervista al Mattino. Ecco le sue parole: “Il gol a cui sono più affezionato? Quello che segnerò e farà vincere lo scudetto al Napoli. La mia crescita è legata a Spalletti: lui crede in me. Mi dà stimoli, mi fa lavorare sodo e non mi fa fermare mai. E con lui è tutto più facile perché capisci che è un lavoro che ti fa fare per migliorare ancora. È solo l’inizio per me, non ho raggiunto ancora nessun traguardo.

L’infortunio è stato pesante, come l’operazione e il lungo periodo in cui sono stato fermo. Togliere la mascherina? Non ci penso proprio. Non c’entra nulla l’aspetto mentale, la mascherina è una protezione fisica e me la tengo. Non è una cosa di scaramanzia, sono più tranquillo così: la mia faccia la proteggo meglio indossandola. E non me la tolgo.

Champions? È un grande torneo, dà emozioni uniche. Ha un grande fascino e non vedo l’ora che arrivi il momento di affrontare l’Eintracht: noi sappiamo di essere forti ma sappiamo che anche loro lo sono e che superare il turno non sarà semplice. Ma arrivare ai quarti di finale è uno dei nostri obiettivi. E non lo nascondiamo.

Ho visto la festa degli argentini nelle strade e nelle piazze di Napoli, impressionante. Non so neppure io cosa sia stato Maradona per Napoli, ma definirlo un dio non è un’esagerazione. Ma lo è anche per questo club, per questa squadra. Per noi giocare nel club azzurro significa anche onorare il suo nome: è un piacere, un motivo di orgoglio. Vogliamo vincere anche per rendere omaggio al suo ricordo, lui ha fatto così tanto per questa città e per questa squadra ed è bello vedere le sue immagini ovunque in giro, i murales, gli altarini. Qui Maradona esiste per sempre. Murales? Se vinciamo lo scudetto, lo fanno sicuramente a me. Ma non solo a me, credo a tutta la squadra.

Solo a Wolfsburg ho pensato, solo per qualche istante, di poter mollare tutto. Ma è un pensiero che uno come me non ha mai accettato perché giocare a calcio, per fare gol, è il sogno di sempre. E’ lo scopo della mia vita. E poi come potevo farlo, sapendo anche di avere delle responsabilità nei confronti della mia famiglia? Più mi dicevano che fosse difficile e più aumentavo l’impegno, la forza. Io sono quel tipo di persona a cui se dicono che non può fare una cosa, fa di tutto per dimostrare il contrario. Io vivo di sfide, io vivo per superare me stesso. Non mi tiro mai indietro, perché devo sempre dimostrare di essere capace di riuscire in ogni cosa”.

Riconoscenza? Lo sono a tanti, però penso spesso a Mario Gomez. A Wolfsburg non è stato facile e non solo per il clima: era la prima esperienza lontano da casa, praticamente un altro modo. E Mario a ogni allenamento si fermava con me, a darmi suggerimenti, a dirmi cosa fare per non fare errori. Mi ha dato fiducia: un grande campione che si dedicava a darmi suggerimenti. E io mi dicevo: se uno importante e bravo come lui perde tempo con uno come me, vuol dire che vede qualcosa in te che magari tu non hai ancora visto. Ed è stato l’insegnamento che mi ha aiutato a fare il passaggio chiave nella mia carriera”.

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Claudio Gervasio nato a Napoli. Ha conseguito il diploma di Liceo Lingustico, la laurea in scienze della Comunicazione all'Unisob con master di Scienze Investigative Criminologiche e politiche della Sicurezza. Appassionato di giornalismo, è un collaboratore spontaneo di MundoNapoliSport24