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Hamsik: “Champions arriviamo…”

Hamsik si allena a DImaro

Marek Hamsik  ha concesso un’intervista in esclusiva a Il Corriere dello Sport, in cui svela obiettivi e propositi per la prossima stagione. Ecco quanto riportato:”Io ragazzino? Ma si sbaglia… M’avete visto arrivare ragazzino, però resto un giovanotto dentro. Ho l’energia del primo giorno, ho l’entusiasmo del 2007, quando approdai a Castel Volturno. Otto anni di Napoli alle spalle rappresentano un patrimonio personale. Io qui sono cresciuto sino a diventare uomo. Posso ritenermi orgoglioso di quello che ho fatto e ottimista su quello che faremo assieme in una città che mi è diventata immediatamente cara”.

Scherziamoci su, è ispirato… “Si scherza fino al 19 agosto, perchè poi bisognerà far sul serio: quelle due partite possono indirizzare una stagione, perchè è chiaro che la Champions introduce in una dimensione diversa il club, la città e anche noi calciatori. Sarebbe semplicemente fantstico riuscire a cogliere per la terza volta la qualificazione, significherebbe comcedere ulteriore prestigio al lavoro di questa società nell’era De Laurentiis. A me quell’atmosfera è sempre piaciuta un sacco e rientrare tra le star di una manifestazione che seduce è un obiettivo a cui non si vuole rinunciare”.

Arrivò ch’era praticamente un bambino e ora è capitano. “Avverto il peso della responsabilità della fascia e mi piace portarla a spasso. Sento di dover essere diverso, di poter rappresentare non solo me stesso: pure questo rappesenta l’evoluzione d’un cammino. Però ho fatto le prove generali già più volte e dunque sono allenato anche a questo”.

Quando arrivò, all’epoca, cosa pensò? “A far bene. Senza guardare tanto oltre il mio naso. Io sono abituato a vivere alla giornata, a non fossilizzarmi su argomenti che possono svanire improvvisamente nel nulla: il calcio è impietoso, ti sottraei in carti casi la possibilità di sognare, perchè basta poco a modificare il destino. A settembre del 2013, quando cominciai così bene il campionato, non sospettavo che poi mi sarei imbattuto nel primo vero infortunio della mia carriera”.

Che le tolse il sorriso. “Ma soprattutto due mesi effettivi di calcio e certe sensazioni che ho ritrovato con il tempo. Quando rientri, dopo un periodo così lungo, ti porti dentro sempre un retaggio dell’incidente: non è paura e neppure condizionamento psicologico, forse vien soltando meno quella confidenza a palleggiare e a correre che poi ha bisogno di riprodursi. O forse, più semplicemente, la naturalezza in movimenti. Però è andata”.

Il tormentone del passato: il modulo non fa per lui. “Un falso problema. Mai esistito. Non ho mai avvertito disagi del genere, anche se non nascondo che ci sono stati momenti in cui non sentivo di essere me stesso. Ma, ripensandosi, riattraversando quel periodo immediatamente successivo allo stop di due mesi, le sensazioni venivano dalle prestazioni: e allora, nel calderone delle cause, ci infili tutto. Ma io in questo Napoli ci sto bene”.

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