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“DasviTania”: ovvero il Mondiale secondo Tania Pagnotta (Giorno 8)

Bentornati a DasviTania, l’unica rubrica che potrebbe stupirvi con effetti speciali… Potrebbe, ecco. Stamane, dinanzi al caffè, pensavo: abbiamo la Russia che ci gira intorno da 8 giorni e, personalmente, so pochissimo di cose strettamente russe. L’argomento è vasto almeno quanto i km² del suo territorio. Ci sarebbe da occuparsi di storia, tradizioni, cibo, arte, letteratura, sport, tradizioni e folklore. Io invece ho pensato di andare su Wikipedia a leggermi la trama del Dottor Zivago e la ricetta dei cavoli fermentati. Bando alle facezie, però, ora. Come promesso ieri, parto dal commento tecnico del match Iran – Spagna. Per la solita questione del famoso straccio di vita che possiedo, peraltro in maniera dignitosa e compìta, ieri sera non ho visto la partita e quindi, mi sono rivolta ai santi highlights e alla santissima rete per una breve sintesi della partita. Si, lo so, sono veramente una giornalista sempre sul pezzo. Comunque, cosa ho capito io della partita:
1. L’Iran, essendo la versione moderna della Persia, sa come organizzare una battaglia contro i Greci, ma forse non ha ancora ben chiaro il concetto di fuorigioco abbinato ad un’esultanza vivacissima dopo un gol viziato (eh beh, andatelo comunque a segnare voi un gol alla Spagna al Mondiale!)
2. La Spagna è un come il Napoletano che si nun canta, more. La Spagna si nun segna, crepa.
3. Se rinasco, voglio cambiare cognome e chiamarmi come il terzo portiere della nazionale iberica: Arrizabalaga
Benissimo, Spagna a quota a 4, come il Portogallo. Si prevede un finale di girone interessante. Passiamo ad oggi: Danimarca – Australia. Durante i Mondiali, stiamo notando, il VAR fa le cose per bene, e a quanto pare, le sa fare pure benissimo. Al Mondiale, però, e in Russia, però. Dopo il gol del vantaggio dei danesi nei primi minuti, con un fantastico sinistro di Eriksen, in forza al Tottenham, rigore assegnato dal VAR ai cangurotti al 38’ del primo tempo e realizzato da Jedinak. A posto così, l’unica cosa che torna in mente della Danimarca, più precisamente di Copenaghen, è l’albergo con la sala colazione allestita su un enorme tavolone rotondo dove sono state disposte, le une accanto all’altra, le aringhe e la Nutella. Ok, andiamo oltre, nothing to add. Francia – Perù, ore 17:00. Piccola premessa: per tutto il primo tempo ho scambiato Olivier Giroud per Antonio Candreva e, volevo rassicurarvi, sono sobria. Veniamo ai fatti: Francia sempre convinta di DOVER vincere a tutti i costi, e infatti lo fa di misura, con un gol di Mbappé al 34’ del primo tempo. Una convinzione, quella francese, che ha ricordato un po’ la mia di alcuni anni fa, quando, in una sola sera, mi scofanai dieci taralli ‘nzogna (strutto, per i non conoscitori della lingua Napoletana) e pepe in un colpo solo, passeggiando su e giù per il lungomare di Napoli [e non è morta, non è morta (cit. Totò)]. Comunque, povero Perù e poveri Inti-Illimani… Ah no, quelli sono cileni… Vabbè, devo rivedere il mio concetto di sobrietà. Sull’ultima partita in programma, ovvero Argentina – Croazia, mi esprimerò domani. Stasera sarò impegnata a ripetere a memoria la formazione albiceleste dei Mondali 1990 in Italia. D10S a parte, alcuni giocatori avevano dei cognomi fighissimi: Goycochea, Olarticoechea, Burruchaga. Sfido chiunque a non desiderare di presentarsi all’ufficio collocamento del proprio comune o città di residenza con uno di questi cognomi sulla carta d’identità: sarebbero stati assunti seduta stante come gauchos di tutto rispetto nelle sconfinate pampas del territorio italico. A domani, vado a farmi un cicchetto di vodka alla pasta e patate con la provola.

Simona Cannaò

 

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