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“DasviTania”: ovvero il Mondiale secondo Tania Pagnotta (Giorno 30)

Bentornati a DasviTania, l’unica rubrica dal colore chiaro e dal gusto pulito. Ebbene si, si è raggiunto praticamente il traguardo dei 30 giorni di sopportazione da parte vostra della mia sclero-rubrica. Sembrava ieri che Robbie Williams ci mostrava allegramente il dito medio alla cerimonia inaugurale dei Mondiali e domani ci sarà la “finalina”, quella che io, per l’amato Belgio, avrei prospettato e sperato più come una “finalissima”. Il Mondiale russo, quello del gas, del petrolio, della matrioska, della vodka, del rublo, degli zar e degli zarri, di Masha e Orso, si avvia a vivere gli ultimi due incontri. Inutile dire che domani tiferò sfegatatamente Belgio per il terzo posto; non me ne voglia l’Inghilterra ma, per come stanno messi, secondo me non sanno manco loro perché stiano preparando questa partita, essendo loro chiaramente partiti per la Russia con il bagaglio a mano e giusto 2-3 cambiate. Stranezze  e misteri da Mondiale. Ma godiamoci questa partita domani, in attesa della finalissima di domenica pomeriggio. Sappiamo bene che il 98% della popolazione terrestre tiferà per la Croazia; si vocifera che perfino su Urano e Giove si stiano organizzando gruppi di tifosi per far sentire il loro calore ai giocatori croati (e probabilmente anche il sole si organizzerà per mettere un pochinino di colore sulla faccia di Modrić). La Francia dovrà combattere contro milioni di ciucciuvettole (civette) sparse per il mondo, armate fino ai denti e prontissime a gufare gli umilissimi finalisti del Mondiale. Embè, mica l’ambitissimo premio “Simpatia portami via” si conquista così!? Ci vuole impegno e costanza nel rendersi incredibilmente antipatici ai ¾ della popolazione del pianeta. A domenica, comunque, penseremo in seguito; la finale per il terzo e il quarto posto si avvicina e considerando l’ora in cui verrà giocata, alle 16:00, l’Inghilterra non poteva che esserne la protagonista. Altro che finale per loro, quella delle 16:00 è per loro, presumibilmente, l’ora del tè. A domani.

Simona Cannaò

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