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“DasviTania”: ovvero il Mondiale secondo Tania Pagnotta (Giorno 11)

Bentornati a DasviTania, l’unica rubrica che, appena poche ore fa, si è rialzata velocemente ed elegantemente da una caduta rocambolesca sulle basole del centro storico di Nola. Come di consueto, quando vivo appieno il mio pezzotto di vita, commento il giorno dopo la partita serale del giorno prima. Ieri sera: Crucchia – Ikea. Tedeschi costretti a vincere altrimenti clamorosamente fuori addirittura ai gironi, svedesi sempre Dei e Dee di figume e beltà, sia in campo che sugli spalti. Mi chiedo se esista almeno uno/una svedese brutto/a, ma dubito fortemente. Ad ogni modo, i detrattori della Tedeschia per un attimo hanno gioito per la più che possibile disfatta della compagine guidata da Joachim “nonhomancouncapellobianco” Löw: il gol del vantaggio degli svedesi li ha mandati a casa con volo diretto per 15’. Il pareggio di Reus li ha rimessi più o meno in piedi e il bellissimo gol in pieno recupero di Toni Kroos ha salvato loro faccia e pure qualcos’altro. Attendiamo le ultime due partite del gruppo F per i responsi in vista degli ottavi. Passiamo ad oggi: al ritorno da Nola, mi attende Inghilterra – Panama. Eccezionalmente, sul campo centrale di Wimbledon, I ragazzi allenati da Gareth VarcoSud (traduzione letterale del suo cognome, Southgate), giocano e vincono un set contro i Panamensi che, con Roman Torres, meglio conosciuto come Mazinga, al comando, lottano ma soccombono. Il calcio, però è davvero ma davvero bello e allora, al primo gol in assoluto nel Mondiale, la squadra panamense ha visto esultare il proprio pubblico in maniera così appassionata e sincera, da far ancora credere al mondo intero che vincere non è l’unica cosa che conta (l’ho già sentita da qualche parte sta boiata!). Partitella pomeridiana affidata a Giappone e Senegal. Giappone che incredibilmente, non gioca su un campo lungo 18,5 km. In compenso ha un inno di una bellezza inusitata che, ad ogni ascolto, ti immerge nel magico mondo dell’Impero del Sol Levante. Ovviamente tifo spudorato per il Senegal e pure per il suo allenatore, un Bob Marley 3.0, solo più figo e meglio vestito. Senegal in vantaggio con Mané, Giappone che pareggia con il numero 14, Inui. In quel preciso istante, non ho potuto fare altro che pensare che, per me, il numero 14, nell’universo parallelo giapponese, rimarrà sempre Julian “core ‘ngrato” Ross. Nel secondo tempo, altri due gol (tra cui quello di uno che si chiama come una famosa moto). Finisce in pareggio, cosa invece non accaduta negli spogliatoi: là il confronto è impietoso (…)

Naturalmente, per mantenere fede al trend finora tenuto, domani commenterò Polonia – Colombia, che guarderò, ma solo per:

  1. Ridere ad ogni inquadratura della faccia di Cuadrado
  2. Pregare contemporaneamente le Madonne di Lourdes, Pompei, Fatima, del Carmine, dell’IncoronEta di Foggia, di Montevergine, di Međugorje, di Loreto e Czestochowa (per rispetto della protettrice locale), che Milik non si faccia male. A domani, e come implora Renato Zero: “NON DIMENTICATEMIIIIII!!!”

 

Simona Cannaò

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