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“Tanto gli faccio gol comunque”, Napoli, 3 novembre 1985, il giorno in cui Maradona riscrisse le leggi della fisica

Una punizione al limite dell’impossibile. Una rete che stravolse la ‘geografia’ del calcio italiano, dando ai napoletani la libertà di sognare.

Oggi 3 novembre ricorre l’anniversario di una della partite più belle ed emozionanti dell’intera storia calcistica della città di Napoli. Si perché si tratta di un match destinato ad entrare nell’immaginario collettivo partenopeo come uno dei più belli di sempre. Si ebbe per la prima volta l’impressione che le cose, grazie allo straordinario talento di Maradona, sarebbero potute cambiare in positivo e che, nel giro di poco, la squadra azzurra avrebbe veramente potuto ambire a grandi traguardi. Quelli che a lungo, come lo Scudetto, rimasero solo un sogno nel cassetto.

Il film della partita

Anno 1985, stagione calcistica 85/86, esattamente 38 anni fa. Alla nona di campionato la Juventus di Trapattoni, capace di infilare 8 vittorie su 8 nelle precedenti giornate, fa visita al Napoli di Ottavio Bianchi in quel del San Paolo.

Una fitta pioggia batte insistentemente quella domenica sul suolo del capoluogo campano, ma nonostante ciò il catino di Fuorigrotta è stracolmo in ogni ordine di posto. Il campo, pesante, non favorisce certo grandi giocate, ma c’è comunque la voglia di vedere dal vivo quel fuoriclasse argentino riccioluto che tanto strabilia tifosi ed avversari con le sue fantastiche giocate. Allo stesso tempo si respira nell’aria l’elettricità delle grandi sfide. Il Napoli, che alla fine di quell’anno sarebbe arrivato terzo in classifica dopo diversi anni di sofferenze, affronta la squadra bianconera, poi campione d’Italia, in una sfida che già allora era sentitissima da ambo le parti.

La gara, manco a dirlo, è combattuta e senza esclusione di colpi. Il Napoli attacca forsennatamente per tutto il primo tempo, ma il portiere avversario Tacconi e l’imprecisione degli attaccanti azzurri tengono inchiodato il risultato sullo 0-0. La svolta arriva inesorabile al minuto 72 dell’incontro. A circa un quarto d’ora dal termine il signor Redini di Pisa fischia un prezioso fallo in favore del Napoli. Corsa e serpentina di Maradona che fa fuori 3 avversari e viene alla fine steso in area di rigore. Il direttore di gara però, in modo sorprendentemente, non assegna ai partenopei un calcio di rigore, bensì una punizione a due in area.

Siamo a circa 16 metri dalla porta. La barriera non è a distanza corretta. Si trova a 5 metri dal pallone, niente in confronto ai 9 e 15 previsti dall’attuale regolamento. Tacconi ne piazza addirittura 6 in barriera ed il punto di battuta è sul versante destro dell’area. Praticamente non esiste fessura attraverso cui far passare il pallone. L’unica soluzione sarebbe scavalcare il muro, se non fosse che è decisamente troppo vicino.

Il Pibe de Oro sistema la palla e parlotta con Eraldo Pecci, altro giocatore azzurro, che è in battuta con lui:

Eraldo toccamela dietro che tiro in porta.”

“Diego non puoi passare la barriera, non passa.

Capitan Bruscolotti va a protestare con l’arbitro chiedendo la distanza, ma un Maradona sicuro di sé gli dice “Tranquillo, tanto gli faccio gol comunque.”

Poi Diego ricomincia a “litigare” con Pecci:

Tu toccala e non preoccuparti. Al resto ci penso io.

Il resto è leggenda che si mischia alla realtà. Una carezza. Diego fa due passi e sembra sfiorare appena la sfera. Traccia nel cielo di Napoli un aquilone che riscrive le leggi della fisica, sbeffeggiando anche quelle della dinamica. La palla si alza, scendendo rapidissima in porta, appena sotto la traversa, nell’angolino che Tacconi pensava fosse impossibile da raggiungere. 1-0 per gli azzurri, risultato che resterà invariato e permetterà di sconfiggere la Juve.

Una storia che si tramanda di padre in figlio. Da quel giorno una delle immagini più simboliche dei Napoli-Juve rimane universalmente legata alla sua ‘punizione del secolo’, che concesse finalmente ai tifosi la libertà di sognare. L’aria stava cambiando. Il Napoli al termine della stagione successiva avrebbe vinto finalmente il tricolore e molti napoletani, forse, lo avevano già capito da quel 3 novembre del 1985.

Gianmarco Apuzzo

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Gianmarco Apuzzo nato a Napoli il 23/05/1993. diplomato nel 2012 al Liceo Classico Umberto I di Napoli e poi laureato con lode nel 2018 alla facoltà di Giurisprudenza della Federico II di Napoli. Grande appassionato di calcio (con particolare riferimento alle statistiche ed alla storia del calcio) e del Napoli è un collaboratore spontaneo di MundoNapoliSport24