Home Calcio Serie A SSC Napoli, il pagellone finale della stagione 2022/23

SSC Napoli, il pagellone finale della stagione 2022/23

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Oltre ogni aspettativa: Napoli da 10 e lode. E’ questo l’unico giudizio che può essere espresso sulla stagione disputata dai ragazzi di Spalletti. Un’annata che sembrava nata sotto una cattiva stella con le cessioni in estate dei calciatori più illustri, ma che si è presto tramutata in una delle migliori di tutti i tempi del club azzurro. Un dominio assoluto fin dalle prime battute, che ha condotto i partenopei alla vittoria inevitabile del campionato con un distacco abissale sulle inseguitrici e ben cinque giornate di anticipo, dopo trentatré anni di speranze e sogni infranti.

Novanta i punti messi in cascina per raggiungere uno Scudetto atteso, cercato ed a cui davvero quasi tutti hanno contribuito. Dalla società all’area tecnica, dai calciatori all’allenatore, senza mai dimenticare il fondamentale apporto dei tifosi.

Grandi risultati e soddisfazioni, nonostante il percorso in Champions League gridi ancora vendetta. Quest’ultimo avrebbe potuto impreziosire ulteriormente una stagione già di per sé storica. Il Napoli è stata infatti una delle protagoniste della competizione, avendo raggiunto per la prima volta i quarti di finale del torneo ed essendosi piazzata al quarto posto del Ranking Uefa stagionale. Solo una serie di coincidenze sfortunate e due arbitraggi piuttosto discutibili hanno fermato la rincorsa azzurra a quella che, strada facendo, stava diventando più di una semplice illusione.

Fatte, dunque, queste premesse, tra calciatori che hanno rispettato le attese e altri che le hanno superate brillantemente, è tempo di stilare le pagelle di tutta la rosa del Napoli.

Meret 7: Una tra le più piacevoli sorprese di questa annata. Dato già per partente in estate, Ha avuto la forza di rialzarsi alla grande dopo ben tre stagioni in cui non era mai riuscito a dare grosse certezze a livello di personalità e carisma, oltre che sotto il profilo tecnico. Poi il riscatto: il friulano è riuscito a riprendersi sulle spalle le redini della porta azzurra, grazie forse anche alla consapevolezza, mai avuta, di essere il titolare inamovibile. Diversi gli interventi decisivi, anche se ha dimostrato di dover ancora migliorare molto palla al piede e nelle uscite alte. Non è un estremo difensore di primissimo livello e se n’è avuta dimostrazione nel doppio confronto europeo contro il Milan, così come in altre circostanze, dove ha incassato gol con troppa facilità. Rimane comunque colui che sarà ricordato come il portiere del terzo storico Scudetto. Baluardo.

Marfella S.V.

Gollini 6: di stima e fiducia. Arrivato dalla Fiorentina a gennaio in prestito al posto di Sirigu, per lui solo quattro le apparizioni totali e tutte nel finale di stagione. Troppo poche per poterlo giudicare a pieno. Pur essendo più dotato tecnicamente del collega di reparto, ha dato però l’impressione di essere più impreciso in alcuni fondamentali, soprattutto nelle respinte corte e nel dialogo coi compagni di reparto. Una riserva affidabile, ma non un possibile titolare. Dodicesimo.

Kim 9: il miglior difensore per distacco di questa stagione di Serie A. Il terrore degli attaccanti avversari ed uno degli attori principali dello Scudetto. Il suo voto è reso più alto anche e soprattutto dal fatto di aver rimpiazzato alla grandissima un totem come Koulibaly, uno dei migliori centrali della storia partenopea. Kim ha mostrato una cattiveria agonistica addirittura maggiore di quella del capitano del Senegal ed una capacità di concentrazione unica nel suo ruolo. Dotato sia sotto il profilo della velocità sia della stazza fisica, è stato il leader di quella che si è laureata la retroguardia meno battuta del campionato. Sicuramente uno dei calciatori da trattenere con più forza, nonostante una clausola da 60milioni che pare non spaventare affatto la concorrenza sul mercato, su tutte lo United. Uomo in più.

Rrahmani 7: ancora una buona stagione per il numero 13, forse quella della definitiva consacrazione in maglia azzurra. In appena due anni e mezzo è passato da essere il quarto centrale a titolare inamovibile, mettendo a tacere le ingenerose critiche degli inizi. Abile anche in zona gol. Destinata a rimanere nella storia la sua marcatura fondamentale nel 5-1 contro la Juventus. Pochi gli errori anche se ha mostrato di poter far meglio nell’1 contro 1 e, talvolta, anche marcatura. Prestazioni che gli sono valse una meritata riconferma: contratto rinnovato fino al 2027, nuovo di zecca. Combattente.

Juan Jesus 6: leggermente più impacciato rispetto allo scorso anno, dove era apparso più affidabile e granitico. Meno presenze, qualche errore in marcatura di troppo, a cui si sono aggiunti anche problemi fisici. Sicuramente non è stata una delle sue migliori stagioni e, quando chiamato in causa, con lui in difesa i gol presi sono persino aumentati. Da premiare, tuttavia, la sua disponibilità ed il suo attaccamento al gruppo, che lo rendono uno dei leader più carismatici dello spogliatoio azzurro. Bat-Juan.

Østigård 6+: di incoraggiamento. E’ stato impiegato anche lui poco (appena 9 le presenze totali). Quando però è entrato in campo non ha mai tradito le aspettative. Lo stopper norvegese ha mostrato eccellenti qualità atletiche, e si è rivelato comunque utilissimo nel far rifiatare i suoi compagni di reparto, specie dopo le fatiche europee. Va certamente migliorata la gestione della palla e, in generale, dei momenti della partita: qualche nervosismo di troppo si sarebbe potuto evitare, ma le premesse per fare bene ci sono tutte. Vichingo.

Mario Rui 7+: uno dei pochi superstiti, assieme a Zielinski, del Napoli di Sarri e allo stesso tempo uno degli uomini chiave dello trionfo azzurro. In pochi ci avrebbero scommesso e creduto fino a qualche anno fa, ma la sua risposta sul campo è stata inesorabile: miglior assistman del campionato tra i difensori ed uno dei registi offensivi della squadra di Spalletti. Il suo apporto alla manovra è diventato ancor più determinante, tanto da scavalcare il neo acquisto e più quotato Olivera nelle gerarchie di squadra. Un’annata da incorniciare, macchiata purtroppo solo da due scialbe prestazioni nelle gare europee con il Milan. Per il resto Il Maestro (così è chiamato da compagni e tifosi) convince e supera gli appieno gli esami. Protagonista.

Bereszyński 5,5: arrivato in prestito per Zanoli a gennaio dalla Samp per consentire a Di Lorenzo di rifiatare più spesso, in realtà il suo minutaggio, tra i giocatori di movimento, è risultato il più basso insieme a quello di Zedadka. Per lui solamente qualche minuto in Coppa Italia e negli ultimi turni di campionato, ma le prestazioni sono apparse tutt’altro che sufficienti. Gioisce del successo da osservatore con la consapevolezza che il suo futuro sarà, molto probabilmente, lontano da Napoli. Rimandato.

Zedadka S.V.

Olivera 6,5: giunto in estate dal Getafe, si è rivelato una valida alternativa sulla fascia di sinistra di difesa dopo cinque stagioni in cui, complice l’infortunio di Ghoulam, era il solo Mario Rui a dover tirare la carretta. E i risultati si sono subito visti. Diverse le fiammate e le accelerazioni che hanno contraddistinto in positivo la stagione dell’uruguaiano. Anche se meno utile del portoghese in fase di impostazione, è riuscito a dare comunque una gran mano sia dal punto di vista offensivo che in copertura. Due le reti segnate al suo primo anno in Italia: quella contro la Cremonese, ma soprattutto quella, poi rivelatasi inutile, contro la Salernitana che ha fatto esplodere il Maradona e vivere emozioni sepolte nei ricordi da troppo tempo. Gringo.

Di Lorenzo 8,5: ultimo, ma non per importanza, del reparto difensivo azzurro il capitano dello Scudetto. Il primo ad alzare l’ambito trofeo, dopo quelli sollevati al cielo niente meno che da Diego Armando Maradona in persona. Un’eredità molto pesante. Anche in questa stagione è risultato il calciatore più presente in campo dell’intero organico. Non ha tirato il fiato praticamente mai. Infaticabile, indomabile, incredibile, gli aggettivi per lui si sprecano. Qualità a cui si aggiunge la sua estrema duttilità nel rettangolo di gioco. Ha ricoperto all’occorrenza, oltre al ruolo di terzino, anche quello di centrocampista centrale, ala e, se avesse potuto, avrebbe fatto perfino il portiere. Hall of Fame assicurata. Factotum.

Lobotka 8,5: una media di 63 passaggi ogni partita con una percentuale di quelli completati del 92%. Basterebbe solo questo dato per descrivere la sua immensa stagione. Da bruco a farfalla, da oggetto misterioso a titolare inamovibile. Dopo due anni dal suo arrivo, la metamorfosi è finalmente compiuta. E’ stato lui il vero faro del centrocampo del Napoli neo-campione d’Italia. Rianimato da Spalletti, dopo essere stato snobbato da Gattuso, anche lo slovacco si è preso una rivincita non da poco nei confronti di chi lo riteneva del tutto inadeguato al gioco degli azzurri. Capace di incidere sempre sui ritmi partita, avanzando o arretrando il baricentro a seconda delle necessità, si è rivelato anche un abilissimo recupera palloni. Qualità e quantità da vendere. Luce.

Anguissa 7,5: Una delle colonne d’ebano a sostegno del centrocampo azzurro. Calciatore forte fisicamente, ma dai movimenti eleganti, già l’anno scorso aveva sorpreso con le sue giocate. E’ però in questo che è riuscito a fare davvero la differenza. Oltre alla solita generosità in fase difensiva e alla capacità di farsi trovare ovunque, dimostra di avere delle dote interessanti anche in quella offensiva. Addirittura 8 gli assist e 4 i gol messi a segno in questa sola annata, la più prolifica della sua carriera. Peccato solo per la seconda parte di stagione, in cui è calato di rendimento come tutta la squadra. Pagato pochissimo, ora vale già il triplo del prezzo iniziale del suo cartellino. Roccia.

Demme S.V.: anche lui spettatore non pagante del successo del Napoli, nonostante il grande attaccamento alla maglia. I numerosi infortuni lo hanno completamente escluso dallo scacchiere di Spalletti, che nei suoi due anni all’ombra del Vesuvio non lo ha di fatto mai considerato. Sempre generoso e disponibile coi compagni, il suo futuro sarà certamente lontano dall’Italia. Gregario.

Zielinski 7: l’immagine di lui che si sdraia sul prato dell’Allianz Stadium, al gol di Raspadori contro la Juventus, è destinata a rimanere a lungo nelle menti dei tifosi azzurri. Un simbolo di rivalsa. Il sopravvissuto dell’era Sarri ha vissuto un deja-vù, che però questa volta ha avuto un lieto fine. Pur ricoprendo una posizione più arretrata rispetto alla scorsa stagione, è tornato a splendere come in quelle migliori. Quando in partita non c’è n’è stato per nessuno, anche se a volte si è dimostrato piuttosto discontinuo per rendimento. Unica pecca il bottino di gol: appena 3 in campionato, decisamente magro per le sue potenzialità tecniche e balistiche e per quanto fatto vedere in tempi non sospetti. Arciere.

Ndombele 6+: tanto genio, ma anche tanta indolenza. Nulla da dire sul suo apporto fisico e sulla sua duttilità, che si sono rivelati importanti per tutta la stagione, da lui però ci si aspettava qualcosina in più. Soprattutto dal punto di vista tattico alla luce del suo glorioso passato al Tottenham. Tra i calciatori meno incisivi, si è dimostrato forse l’acquisto meno azzeccato della scorsa sessione estiva di mercato. Il futuro sarà certamente lontano da Napoli anche alla luce del suo oneroso ingaggio. Letargico.

Elmas 7: un titolare aggiunto più che un tappabuchi. Il macedone da giocatore anonimo, quale era in tempi piuttosto recenti, è finalmente riuscito a brillare. Un vero diamante grezzo, come suggerisce anche il suo nome. E’ stato numerose volte decisivo, dopo un inizio di stagione difficile condito anche da una polemica social. Tante le sfide complicate risolte da lui quest’anno. Il gol a Bergamo e l’assist a Torino con la Juve su tutte hanno di fatto spianato la strada degli azzurri in campionato. Varie le posizioni di gioco ricoperte e molto diverse le une dalle altre. A volte ha giocato da mezz’ala offensiva, ma ha dimostrato di essere in grado di saper fare anche l’ala e il trequartista. Una vera e propria forza della natura (e verrebbe da dire finalmente). Multitasking.

Zedadka, Zerbin e Gaetano 6: voto unico per i tre “scugnizzi” cresciuti nel vivaio azzurro. Qualche scampolo di partita e poco più per loro (per via soprattutto della concorrenza agguerrita), ma anche la consapevolezza di essere in rampa di lancio. Uno Scudetto conquistato in giovane età potrebbe essere il giusto stimolo per fare cose ancora più grandi in futuro. Girini.

Kvaratskhelia 9: Uno dei fantastici 4 della squadra di Spalletti assieme a Kim, Osimhen e Lobotka. Ormai tutti hanno imparato a pronunciare quel nome che in estate nessuno sapeva né leggere, né scrivere, e né tanto meno conosceva. Sono bastati pochi mesi per cambiare completamente l’opinione pubblica. Ora i soprannomi per lui si sprecano; Kvaradona, Kvaraviglia, Kvaravaggio. E a ben vedere. La differenza, rispetto al Napoli bello ma inefficace degli anni passati, l’ha fatta anche soprattutto lui. Impatto devastante al suo primo anno in Italia. Per lui doppia cifra di assist e gol, oltre a giocate stratosferiche e mirabolanti. Ogni suo tocco è stato sublime, una delizia per gli occhi dei tifosi. Vedasi il gol all’Atalanta per conferma, probabilmente il più bello in assoluto di questo campionato. Da blindare e proteggere ad ogni costo. Uragano.

Politano 7: condomino di Lozano sulla corsia destra d’attacco. Si è preso la sua rivincita dopo un’estate passata da separato in casa. Quando chiamato in causa non so è mai fatto cogliere impreparato. Completamente opposto a quello del messicano il suo modo di attaccare la fascia e per questo motivo si è rivelato un’ottima opzione per scardinare le difese avversarie nei momenti di difficoltà. Con il suo sinistro sempre pronto all’uso è riuscito anche lui ad incidere in più partite cruciali. In particolare nella sfida di campionato a San Siro contro il Milan, in cui ha avuto grande lucidità nel tirare un calcio di rigore pesantissimo oltre che determinante. Grimaldello.

Lozano 6,5: l’alter ego di Politano, con cui ha diviso alla pari la responsabilità del ruolo di ala destra. Per la sua maggiore incostanza di rendimento il suo voto è leggermente più basso di quello del compagno di reparto. Pur impegnandosi e sacrificandosi molto, specie in fase difensiva, è sembrato un parente lontano del Lozano incisivo e determinante ammirato durante il secondo anno della gestione Gattuso. Rimarrà comunque nella storia come primo messicano ad aver conquistato un campionato italiano. A fasi alterne.

Raspadori 6+: uno dei meno brillanti del reparto offensivo e non per colpa sua. Per questo non meno decisivo. Conquistare il posto di Osimhen era più di una chimera, ma si è notato che è un calciatore fisicamente e tatticamente adatto a giocare più da sotto-punta in un 4-2-3-1 che da esterno nel classico 4-3-3 di Spalletti. Due le reti messe a referto in campionato, anche se fondamentali. La marcatura realizzata contro lo Spezia alla sesta giornata probabilmente è stata quella decisiva per indirizzare la stagione azzurra. E’ soprattutto però quella messa a segno a tempo scaduto contro la Juve a Torino ad essere destinata a rimanere nella Hall of Fame dei gol segnati della storia partenopea. Jackpot.

Osimhen 9: da brutto anatroccolo è riuscito a trasformarsi, come nelle più belle favole, in uno splendido cigno. La sua maturazione nell’ultimo anno è mezzo, sia dal punto di vista caratteriale che tecnico, è stata inaspettata e allo stesso tempo sorprendente. Un leader sotto ogni punto di vista. Si è di fatto caricato la squadra sulle spalle per tutta la stagione e la sua assenza nei vari momenti della stagione è pesata eccome. Corsa, lotta, incitamenti per i compagni in difficoltà e tanti, davvero tanti gol decisivi. Ventisei in campionato per la precisione (trentuno in stagione), che gli sono valsi il titolo di miglior attaccante e di capocannoniere di questo campionato. En-plein. E’ davvero impossibile chiedere di più ad un centravanti. Uragano.

Simeone 7: il gol di un argentino, all’ultima giornata di un campionato stra-dominato, che mostra alla curva la maglia numero 10 di Maradona. Non poteva esserci epilogo migliore per questo campionato e per il Cholito, arrivato in estate in punta di piedi dal Verona col compito di far rifiatare Osimhen. Il rapporto reti segnate e minuti giocati ha avuto dell’incredibile: 9 segnature in appena 1000′ minuti disputati in totale in stagione. Numeri da capogiro. Nonostante i pochi scampoli, è riuscito comunque a sfruttare le occasioni concesse ed a risolvere alcune delle gare di campionato più importanti. Su tutte le partite con Milan e Roma. Le lacrime al suo primissimo gol in Champions League contro il Liverpool rappresenta una delle favole più belle vissute in questa stagione calcistica. Nel nome di Diego.

 

Spalletti 10: Uomini forti, destini forti. Gli uomini forti sono i suoi giocatori che hanno dato tutti un contributo verso il grande successo. Il vero artefice del miracolo partenopeo è stato però soprattutto lui. Dalle stalle alle stelle. E’ riuscito dal suo arrivo a ricompattare un ambiente che si era fatto pesante e a realizzare, in appena due anni, quello che era sempre apparso un sogno irrealizzabile. Davvero senza eguali la sua capacità di tenere unito lo spogliatoio, così come quella di valorizzare e rilanciare calciatori che sembravano al passo d’addio o non adatti alla piazza: da Lobotka a Mario Rui, da Juan Jesus a Rrahmani. Come i suoi conterranei Mazzarri e Sarri, anche il tecnico di Certaldo ha dimostrato di poter andare oltre le proprie possibilità. E di gran lunga. L’unico neo è purtroppo la certezza che il prossimo anno non siederà ancora sulla panchina azzurra. E’ però altrettanto sicuro che le basi lasciate da big Luciano siano comunque ottime per continuare a coltivare un percorso vincente. Uomo della Provvidenza.

Gianmarco Apuzzo

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Gianmarco Apuzzo nato a Napoli il 23/05/1993. diplomato nel 2012 al Liceo Classico Umberto I di Napoli e poi laureato con lode nel 2018 alla facoltà di Giurisprudenza della Federico II di Napoli. Grande appassionato di calcio (con particolare riferimento alle statistiche ed alla storia del calcio) e del Napoli è un collaboratore spontaneo di MundoNapoliSport24