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Profondo azzurro, tutorial su come disintegrare in poche mosse un giocattolo perfetto chiamato Napoli

Aurelio De Laurentiis

Davvero inspiegabili le scelte societarie e di campo del presidente De Laurentiis nella gestione post-Scudetto.

 

“Il re è nudo!” gridò con innocenza un bambino dinnanzi alla folla che fingeva di non vedere. E’ questo il finale di una favola scritta nel 1837 da Handersen, la cui morale insegna che pur di compiacere il sovrano si arriva a negare l’evidenza. Nel nostro caso, però, quello che in estate ha deciso di comportarsi da sovrano assoluto, Aurelio De Laurentiis, non solo è nudo, ma è anche solo. È nudo perché chi gli sta intorno non gli ha raccontato la verità, permettendogli di distruggere lentamente con le sue scelte quello che era stato, fino a sole poche settimane prima, un giocattolo pressoché perfetto. È solo, perché chi gli sta intorno se li è scelti lui. E probabilmente la decisione non si è rivelata delle migliori, tutt’altro.

Quella che sta, dunque, per essere raccontata è una storia molto triste. Figlia di un momento di autoesaltazione, di sovraeccitazione, di delirio di onnipotenza che oggi pare proprio essersi sopito ma che negli ultimi mesi ha portato il presidente azzurro a sbagliare tutto ciò che poteva essere sbagliato: il declino post Scudetto del Napoli degli invincibili.

La gestione societaria

Nonostante sia uomo di comunicazione, essendo cresciuto imprenditorialmente nel mondo del cinema, De Laurentiis non buca, non sfonda, anzi. Intorno dovrebbe avere professionisti in tal senso, ma in estate ha deciso di intraprendere una politica ancor più accentratrice anziché strutturarsi e rafforzarsi dal punto di vista societario. L’imprenditore dovrebbe sapere che il primo errore è quello di accettare consigli da persone sbagliate e il primo pregio è di tentare il cambiamento. E ancora che con i manager giusti al posto giusto si va avanti, non il contrario. E infine che se si mette il motore di una Cinquecento su una Ferrari non si fa molta strada o, comunque, la si fa male e troppo lentamente, sprecando le risorse dell’acquisto dell’auto e le sue potenzialità. Ma al re queste cose non interessano e, ad oggi, quegli errori pesano eccome.

Tutte le decisioni rivelatesi errate

Sintetizzando al massimo, sono state almeno sei le mosse scellerate compiute da Aurelio De Laurentiis a partire dal 4 giugno, data simbolica in cui è stato formalmente consegnato al Napoli il trofeo della Serie A, e che per ora stanno condannando la squadra ad una stagione di più bassi che alti.

Innanzitutto nel giorno dei festeggiamenti ha annunciato in diretta nazionale ai microfoni della Rai, probabilmente per inasprire la polemica con l’uscente Spalletti, che la squadra avrebbe potuto vincere ugualmente anche se allenata da lui. Scelta per niente saggia, dal momento che così ha di fatto esonerato i calciatori da responsabilità, addossandole tutte sul futuro allenatore.

Non solo. Ha poi ingaggiato a sorpresa come tecnico Rudi Garcia, fresco di esonero dal campionato arabo ed in fase calante di carriera, dopo aver ricevuto il rifiuto di almeno tre allenatori per sua stessa ammissione. Il tutto aggravato, in fase di presentazione del neo allenatore, dalla dichiarazione esplicita di voler puntare alla finale di Champions come obiettivo principale di stagione. Una chimera a tutti gli effetti viste le attuali premesse.

Dopo l’addio di Giuntoli, in seguito ha assunto come Ds il semisconosciuto Meluso, accentrando competenze su di sé più che in passato e conducendo di persona una campagna acquisti (si ricordi il mancato affare Gabri Veiga) e di rinnovi al ribasso che ha generato sia malumori che incertezze. Diverse le grane contrattuali. Zielinski e Meret a gennaio potranno infatti accordarsi a zero con qualsiasi squadra ed anche il futuro di Osimhen all’ombra del Vesuvio sembra ormai quasi segnato.

Alla presentazione dell’organico, nel primo ritiro di Dimaro, ha dichiarato che il 12 agosto avrebbe apertamente informato sugli obiettivi stagionali, ma poi non lo ha fatto e, anzi, si è ritirato in un ascetico silenzio appena iniziato il campionato.

Infine il masterclass. E’ tornato pochi giorni fa a parlare, in un momento di palese difficoltà, delegittimando pubblicamente il proprio tecnico ed esonerandolo ufficiosamente, salvo poi ripensarci e concedergli fiducia a tempo (di fatto “commissariandolo”) ma solo per assenza di alternative valide sul mercato svincolati.

Un disastro gestionale senza precedenti, fallimento del 2004 a parte, nella storia del calcio Napoli.

De Laurentiis parla di progettualità e da ultimo di “new era”, promesse che da 19 anni a questa parte non sono state mai quasi mantenute. Non ha capito, forse, che nel suo regno i sudditi, i tifosi, credono di essere i proprietari del regno (così sono abituati a pensare) e lui ridotto ad essere colui che deve finanziare i loro sogni. Una condizione che non è poi così impossibile da realizzare: basta saper comunicare e circondarsi di persone esperte ed affidabili. Il resto viene da sé.

Gianmarco Apuzzo

 

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Gianmarco Apuzzo nato a Napoli il 23/05/1993. diplomato nel 2012 al Liceo Classico Umberto I di Napoli e poi laureato con lode nel 2018 alla facoltà di Giurisprudenza della Federico II di Napoli. Grande appassionato di calcio (con particolare riferimento alle statistiche ed alla storia del calcio) e del Napoli è un collaboratore spontaneo di MundoNapoliSport24