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Ora Gavia e Stelvio aspettano il Giro

GIRO D'ITALIA

Dopo l’ultima giornata di riposo, il ritorno in strada per la carovana rosa non potrebbe essere piu’ duro e allo stesso tempo spettacolare: il Passo Gavia e lo Stelvio-Cima Coppi nello stesso tappone di alta montagna fanno da apripista all’arrivo in salita di Martellalt, a 2059 metri. Tre i gran premi della montagna presenti ben oltre i 2000 metri. Il Gavia (2618 metri) viene affrontato dal versante più duro, quello di Ponte di Legno. Piu’ lunga, ma forse meno impegnativa, la salita dello Stelvio. Il percorso e’ lo stesso della tappa cancellata lo scorso anno a causa del maltempo: 139 km con partenza da Ponte di Legno per una delle tappe piu’ dure del Giro. La cima Coppi del Giro e’ a quota 2758 metri: lo Stelvio e’ presente per la sesta volta nel Giro. La salita finale che conduce a Val Martello e’ lunga oltre 22 chilometri con uno strappo al 14% a sei chilometri dal traguardo. Spiana un po’ nel finale ma nell’ultimo tratto e’ di nuovo impegnativa. La classica tappa che puo’ far vincere il Giro a qualcuno ma anche farlo perdere a tanti. La Val Martello, uno dei gioielli della Val Venosta, ospita il Giro per la prima volta.

Sventola la bandiera sarda con i quattro mori, mentre Fabio Aru piange di gioia dopo aver tagliato il traguardo di Plan di Montecampione: e’ lui l’autore dell’impresa del giorno, l’ennesima di un Giro che si colora d’azzurro grazie alle sue giovani promesse. Scattato negli ultimi tre chilometri della salita dedicata a Marco Pantani, gli stessi dove ‘il Pirata’ vinse un memorabile duello col russo Tonkov nel ’98, il 23enne della Astana ha fatto il vuoto dietro di se’ vincendo l’iniziale resistenza della maglia rosa Uran che a fine gara confessera’: ”Andava troppo forte, ho preferito lasciarlo andare”. Il sardo, alla prima vittoria da professionista, guadagna con gli abbuoni 52” su Uran e piomba al quarto posto in classifica generale, a 2’24” dal leader della corsa.

La tradizione vuole che chi vince qui (in passato Bernard Hinault e lo stesso Pantani) arrivi primo anche alla fine del Giro. Ma Aru non sembra crederci piu’ di tanto e vola basso: ”Per me non cambia niente, oggi ho realizzato un sogno e penso solo a migliorare giorno dopo giorno imparando dai grandi campioni che ho in squadra, come Nibali e Scarponi. Sono incredulo, quando sono partito non sapevo neanche io quante energie avessi”. Un campione di umilta’ questo ragazzo che da dilettante si e’ guadagnato la fama di predestinato e che l’anno scorso, al primo Giro da pro, ha scortato Nibali fino alla vittoria. In un Giro che anche oggi ha dimostrato di essere senza padroni assoluti sognare, per lo scalatore sardo che fino a 15 anni giocava a calcio e a tennis, non e’ cosi’ proibito. La strategia della maglia rosa, infatti, continua ad essere improntata piu’ alla gestione attenta del vantaggio che a infierire il colpo di grazia ai suoi sfidanti che a turno ne approfittano guadagnando qualcosina. Cosi’ facendo Nairo Quintana, l’oggetto misterioso di questo Giro, zitto zitto anche oggi gli ha rosicchiato 24”, che si aggiungono ai 25 di ieri. La maglia rosa pero’ guadagna su Cadel Evans, ora distanziato di 1’03”, sul polacco Majka, terzo a 1’50” e anche su Pozzovivo che ha pagato lo scatto di ieri cedendo 30 secondi. Alla fine ha ragione lui: ”Va tutto bene – dice Uran – nessun problema. Ieri non e’ stata una giornata super, ma oggi ho visto che vado bene in salita.

E anche quando e’ partito Quintana ho preferito continuare col mio passo: il Giro e’ ancora lungo, la prossima settimana e’ difficile, meglio risparmiare le forze”. Uran, sia prima di partire che dopo la corsa, ha rivolto un pensiero ad Angelo Leone, il volontario della Protezione Civile travolto da una moto nella tappa di ieri e ricoverato in coma farmacologico al Cto di Torino. Le sue condizioni restano critiche ma l’assenza di ulteriori complicazioni induce a un moderato ottimismo perche’ possa superare la fase piu’ critica. Domani giornata di riposo prima del rush finale. Si riparte martedi con l’arrivo a Val Martello con Passo Gavia e Stelvio (neve permettendo) e poi ancora montagna, col traguardo al Rifugio Panarotta, la cronoscalata individuale sulla Cima Grappa e il temutissimo Zoncolan sabato, prima della passerella finale di Trieste. Impossibile continuare a fare calcoli, andra’ avanti solo chi avra’ ancora forza nelle gambe.

fonte: Ansasport.it

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