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Napoli, a lezione da Luis Enrique: tutto quello che c’è da sapere sul candidato numero uno alla panchina azzurra



Secondo le ultime voci di mercato, il tecnico spagnolo sembrerebbe il favorito per inaugurare l’era post-Spalletti. Di seguito il focus completo.


Una stagione incredibile ed inimmaginabile quella disputata dal Napoli, che sembra destinata però a concludersi apparentemente senza nessuna certezza su quello che sarà il prossimo futuro. Nonostante infatti manchi una sola giornata al termine del campionato, è ufficiale l’addio agli azzurri di Luciano Spalletti, uno degli uomini chiave della vittoria dello Scudetto.

L’ormai certa partenza del tecnico di Certaldo ha aperto nel cuore della maggior parte dei tifosi una ferita che impiegherà tempo a rimarginarsi, ma ha anche acceso la fantasia di molti. Il motivo? Come raccontato nei giorni scorsi dalla nostra redazione, sarebbe già partito il casting per la nuova candidatura in panchina e i nomi accostati ai partenopei sono davvero tanti e di prestigio.

A tal proposito, nelle ultime ore, sembrerebbero nettamente in rialzo le quotazioni del tecnico spagnolo Luis Enrique. Un altro iberico, dopo l’esperienza partenopea di Benitez nel 2015.

Su di lui si registrerebbe anche un forte interesse del Paris Saint Germain, ma Andrea De Pauli, fonte autorevole e corrispondente dalla Spagna per Il Corriere dello Sport, ha assicurato: “Sicuramente accetterebbe Napoli: è ambizioso, gli piace l’Italia e già conosce il campionato. Contatti veri e certificati.” Parole che potrebbero fungere da preludio ad un suo passaggio in azzurro, ma le cose non sono così semplici.

Allenatore classe ’70 (relativamente giovane), taciturno, spigoloso, fermamente convinto delle proprie idee, Luis Enrique è un tecnico che, come il presidente De Laurentiis, ha una forte personalità. Questo potrebbe portare l’allenatore ad un’attenta riflessione prima di accettare ad occhi chiusi il progetto azzurro. Le premesse però per fare bene e dare un seguito a quanto fatto in questi ultimi due anni da Spalletti ci sono tutte.

Luis Enrique è uno che ha fatto sempre del calcio coraggioso il suo credo calcistico. Fin da giocatore. Fa parte di quella ristretta schiera di calciatori passati dal Real Madrid al Barcellona (nel ’96), ma è poi col club catalano che costruisce la sua carriera ed apprende i princìpi di quella che sarebbe diventata la sua filosofia tattica. Inizia ad allenare proprio nella squadra blaugrana nel 2008, sostituendo Pep Guardiola al Barcellona B. Poi il salto nel calcio professionistico che avviene, manco a farlo apposta, in Italia.

Nella stagione 2011/12 chiude la sua sfortunata avventura con la Roma al settimo posto in Serie A, senza raggiungere la qualificazione alle coppe europee. Dopo un anno sabbatico, nell’estate 2013 la prima occasione in patria, nella Liga, con il Celta. Al termine della stagione ottiene un 9° posto ed una salvezza tranquilla. Poi la svolta.

Il Barcellona, nella stagione 2014/15, decide di ingaggiarlo come primo allenatore e a ben vedere. Luis Enrique centra subito il triplete, concludendo la stagione con la vittoria della Champions League in finale contro la Juventus (3-1). Viene anche nominato allenatore dell’anno dalla FIFA e dall’IFFHS. Nelle due stagioni seguenti non si ripete in Europa, ma fa bene tra i confini nazionali, vincendo un’altra volta la Liga e altre due volte la Copa del Rey. Lascia nell’estate 2017 accettando il prestigioso incarico di c.t. della Spagna.

Qui riesce a far brillare le furie rosse nel gioco, ma non nei risultati. E’ protagonista di un’uscita in semifinale contro l’Italia agli Europei e agli ottavi col Marocco ai Mondiali in Qatar, in entrambi i casi ai rigori. Risultati deludenti che hanno portato il tecnico a dimettersi lo scorso dicembre in attesa di un’altra occasione di riscatto.

Questa potrebbe avvenire proprio all’ombra del Vesuvio, alla luce dei punti in comune tra la sua idea di gioco e quella del Napoli di Spalletti.

Il modulo prediletto dallo spagnolo è infatti un 4-3-3 fatto di possesso palla e di partecipazione di tutta la squadra alla costruzione del gioco, soprattutto dei terzini. Questi ultimi salgono non solo per sovrapporsi, ma anche per proporsi da mezz’ali. Come il tecnico toscano Luis Enrique ama praticare la cosiddetta “ri-aggressione”, chiedendo ai calciatori un pressing costante per recuperare, una volta persa, immediatamente palla nella trequarti avversaria. In fase di possesso preferisce palleggiare più che verticalizzare, anche se va notato che, nel corso degli anni, l’ex Barça è divenuto meno integralista. La presenza di un attaccante forte e rapido come Osimhen potrebbe, quindi, indurlo a giocare un calcio più diretto, fatto di meno passaggi.

Tatticamente Luis Enrique sembra l’uomo perfetto per raccogliere l’eredità di Spalletti. Condivide un’idea di gioco simile e in più vanta l’esperienza della vittoria in Champions League, il grande obiettivo dei prossimi anni di Aurelio De Laurentiis. Il Napoli del futuro si sta assemblando in cantiere.

Gianmarco Apuzzo

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Gianmarco Apuzzo nato a Napoli il 23/05/1993. diplomato nel 2012 al Liceo Classico Umberto I di Napoli e poi laureato con lode nel 2018 alla facoltà di Giurisprudenza della Federico II di Napoli. Grande appassionato di calcio (con particolare riferimento alle statistiche ed alla storia del calcio) e del Napoli è un collaboratore spontaneo di MundoNapoliSport24