Il nuovo Napoli targato Maurizio Sarri.
Il centrocampo: le difficoltà, la sofferenza, l’ostinazione. Due uomini soli, spesso stremati, che dovevano essere supportati dai due esterni d’attacco, altrettanto spremuti. Questa più o meno la problematica della passata stagione. Proprio lì cambia tutto con Sarri: un centrocampo più folto, più solido ma anche più fantasioso. Nel suo primo anno con Benitez il Napoli riusciva a essere imprevedibile e a segnare con facilità, ma pian piano la contromossa si è diffusa in tutta la serie A. Gli avversari hanno rinforzato il centrocampo per impedire la nascita del gioco azzurro costringendo gli esterni d’attacco a spossanti corse per crearsi spazi in attacco e ripiegare subito a difendere. Il risultato è stato evidente: i due della mediana di Rafa, aggrediti e affondati da troppi avversari, gli esterni spremuti per garantire forza all’attacco ma anche copertura. Una mediana incapace di reggere metteva in difficoltà una difesa già traballante di suo. La rivoluzione di Sarri parte proprio lì: non più pochi uomini sotto stress e un “rombo” di quantità ma anche di straordinaria imprevedibilità. Il nuovo tecnico gioca con il 4-3-1-2, nella linea a tre in mediana uno gioca davanti alla difesa, Valdifiori, e gli altri due di centrocampo sono un interditore puro, forse David Lopez, o da un duro come Inler, o da un jolly come Hamsik. Infine dietro le punte un trequartista, il tanto ricercato Saponara (ma anche Marek). Insomma la sofferenza beniteziana dovrebbe essere mitigata senza perdere, in attacco, le capacità di un gioco spettacolare. Tutto questo in teoria. Poi il verdetto vero spetta al campo.
