Home Calcio Serie A Sarri, attenzione al “clone”: Giampaolo vuole lo sgambetto

Sarri, attenzione al “clone”: Giampaolo vuole lo sgambetto

Sarri Partita SSC NapoliCalcio e consumismo. Il fascino del nuovo imperversa in un Mondo dove la pazienza e l’attesa lasciano sovente il posto alla novità. I lunghi cicli rappresentano eccezioni più uniche che rare, la tendenza al cambiamento (talvolta inopportuno) è in continua crescita. La “rivoluzione” rappresenta sempre la risposta più semplice da offrire ai tifosi e più in generale all’ambiente, quando le cose non vanno per il verso giusto. Così, partendo da questo presupposto, è possibile spiegare i tanti cambi di panchina, i progetti prima sposati e poi abbandonati. Dopo due anni, il Napoli e Benitez si sono lasciati mentre Sarri, a Empoli, ha retto una stagione in più. Le separazioni sono nate da ragioni diverse, con epiloghi più o meno simili. Entrambi gli allenatori, infatti, si giocano l’opportunità della carriera: lo spagnolo nel club più titolato del Mondo e il toscano in riva al golfo, dopo una gavetta lunga decenni. Soddisfazioni immense, alle quali andranno aggiunti i risultati. La piazza partenopea è già in subbuglio e il percorso di avvicinamento alla trasferta di Empoli è scandito da preoccupazioni e remore circa la condizione degli azzurri e le scelte dell’allenatore, sul banco degli imputati per alcune esclusioni eccellenti. Sullo scanno “nemico-amico”, siede Marco Giampaolo, tornato nel grande calcio dopo stagioni non semplici. Una nuova opportunità, inattesa, forse l’ultima occasione per spolverare valori ancora latenti. E Giampaolo, dimostrando intelligenza e umiltà, non ha intaccato la ricca eredità lasciatagli dal suo predecessore proponendo, nel corso delle prime due giornate di campionato, un calcio molto simile a quello organizzato da Sarri durante la sua esperienza empolese. Stesso modulo (4-3-1-2) idee pressoché simili e interpreti diversi. La qualità della manovra e l’attenzione nella fase di non possesso, è rimasta praticamente uguale ma la classifica, nonostante le buone prestazioni, piange copiosamente: zero punti raccolti e tanta sfortuna. Si fanno sentire non poco alcuni addii eccellenti, su tutti quelli di Valdifiori e Hysaj, passati proprio al Napoli. L’Empoli ha cambiato registro ma in fondo ha conservato l’identità acquisita negli ultimi tre anni. Hanno cambiato tanto anche gli azzurri, a cominciare proprio dall’allenatore, accolto come maestro della fase difensiva, come uomo in grado porre un freno alla valanga di gol incassata dalla compagine partenopea negli ultimi due anni. Il lavoro, in questo senso, è stato certosino, a cominciare dal ritiro di Dimaro: movimenti provati e riprovati, doppie sedute di lavoro piuttosto intense, sotto la costante supervisione del drone. I risultati, dopo 180’, non stati eccellenti; si sono riproposti, in tutta la loro gravità, i consueti problemi di equilibrio che hanno impedito al Napoli di rispettare uno standard positivo di continuità e di rendere meno vistosa la differenza tra gol fatti e reti incassate. Sull’organizzazione si continuerà a lavorare mentre sarà difficile correggere quei limiti endemici di carattere strutturale che probabilmente andavano cancellati attraverso il mercato. Storie che si ripetono, questioni che tornano alla ribalta, nonostante annunci estivi, promesse dispensate con grande leggerezza e propositi di riscossa. Altro che rivoluzioni.

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