Ci ha messo settanta giorni per approdare in Consiglio comunale la delibera per lo stadio San Paolo che la giunta ha votato il 13 agosto.Se oggi, come è nelle previsioni della maggioranza,verrà approvato il documento, il Napoli vedrà prorogata fino al 30 giugno del 2015 la concessione per l’uso dell’impianto di Fuorigrotta, evitando di dover ottenere a cadenza periodica- il via libera per poter giocare al San Paolo.Una soluzione chei burocrati del municipio definiscono ponte»:nel frattempo il Napoli deve presentare (entro il 31 marzo pros- simo) uno studio di fattibilità su tutto quello che intende fare del San Paolo e delle aree circostanti mentre i dirigenti del Comune in questi mesi dovranno gettare le basi per una convenzione che sia di almeno 5 anniSe non di più. Una proroga che – secondo alcuni esponenti dell’opposizione rischia ancora una volta di finire nelle mire della Corte dei Conti.
Nessuna sorpresa, peraltro, tra l’atto licenziato dalla giunta e quello che da ieri è nell’ordine del giorno del Consiglio: a sostenere la delibera c’è lo studio di valutazione commissionato da Coni Servizi – e firmato dall’attuale direttore generale della Figc, Michele va – che definisce la cornice del nuovo accordo tra Napoli e Comune.Gli atti di questa ulteriore proroga (siamo alla terza: la prima è scaduta il 30 agosto e la seconda scadrà tra altri dieci giorni) non sono ancora arrivati ufficialmente sulla scrivania di De Laurentiis che quindi non ha affidato ancora a nessuno studio di ingegneri l’incarico per presentare il piano di ristrutturazione,o ricostruzione, del San Paolo garantendo «il miglioramento della fruibilità e della sicurezza strutturale e funzionale» Che non deve essere cosa di poco conto: e dunque lascia assai perplessi la data-catenaccio fissata nella delibera (31marzo) per la presentazione del progetto San Paolo da parte del Napoli.E non è una cosa da ulla: perché, c’è scritto con la mancata presentazione del progetto to di restyling, la concessione«cadrà automaticamente».Il Comune ha scelto un advisor (ConiServizi)per avere indicazioni più corrette sulla definizione dei canoni della convenzione:gli uffici di Roma hanno indicato il canone di 518mila euro come cifra massima (oltre i 350mila che il Napoli paga per la manutenzione del campo) a fronte dei 700-800 mila annui pagati in passato dal club. Perché il Napoli, in base alla vecchia convenzione,non ha nessun canone fisso: paga il Comune in misura percentuale sugli incassi e sugli introiti pubblicitari. In pratica, quando si è giocata Napoli-Verona a porte chiuse,il club azzurro non ha pagato nulla. Anche sulla pubblicità nello stadio è stato assai asprolo scontro tra Comune e club azzurro:perché la concessione del 2005 prevede sì una percentualesugli accordi commerciali del Napoli all’interno del San Paolo ma consentendo al club azzurro di pagare – eventualmente- solo una quota minima fissa: 45mila euro. In più:utenze, manutenzione, vigilanza, pulizia e il resto sono tutte di competenza del Comune.Coni Servizi ha definito il costo dello stadio per ogni partita: 38.500 euro.L’advisor Coni Servizi bacchetta severamente il Comune per quanto riguardal e condizioni del San Paolo. «Si stima che le mancate vendite di biglietti dovute ai limiti strutturali possano essere pari a circa 5,5 milioniall’anno». Il Napoli non può vendere pacchetti di servizio accoglienza e ospitalità(mancato ricavo da 4 milioni), non è fornito di SkyBox (2,1 milioni a stagione di mancato introito) e così via. Un San Paolo efficiente,in poche parole, consentirebbe – secondo Coni Servizi – di incassare altri 13 milioni a stagione.La delibera serve solo a rinviare alla prossima estate la questione San Paolo. In attesa che per quella data, il 30 giugno, si trovi una soluzione per dare dignità a un impianto che è tra i meno ospitali d’Italia.