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Paolo Di Canio: “Il contropiede del Napoli potrà essere un’arma da sfruttare contro il Barcellona”

Arsenal-Napoli

L’ex attaccante del Napoli e del Lazio Paolo Di Canio ha rilasciato un’intervista al Mattino. Ecco le sue dichiarazioni: “Ancelotti all’Everton ha trovato la sua dimensione: lo dice la sua storia, lui è tra i migliori nella gestione di grandi campioni che giocano nei grandi club. Ha vinto dove si vince a prescindere da chi è l’allenatore: al Real dove però hanno vinto in tanti, al Psg e al Bayern. Al Napoli invece non è andata così: al primo anno ha sfruttato i meccanismi lasciati in eredità da Sarri, al secondo doveva metterci del suo e i risultati sono sotto gli occhi di tutti, con il banco che è saltato”.

So bene cosa è l’entusiasmo di Napoli perché l’ho vissuto sulla mia pelle. Ma so pure cosa Gattuso dà a una squadra, l’ho visto anche nel Milan: regole precise, durezza nei comportamenti, tanto lavoro quotidiano e poi carezze al momento giusto. Era quello che voleva il Napoli ed è quello che lui sa dare. A me non piaceva all’inizio quando si prendeva le colpe di ogni cosa, anche quelle che non erano le sue. A Coverciano dicono che è una cosa che non va fatta. Anche perché una volta va bene, ma poi i calciatori si creano un alibi e ci marciano. Ora ha corretto il tiro: è schietto, diretto, usa il bastone e la carota. Giusto escludere Allan perché non si allena bene, è il segnale per tutti: chiedo regole, le impongo e il primo che sbaglia, anche se si chiama Allan, va fuori. Però un’altra cosa che ha detto mi è sembrata una esagerazione: non si è né amici né nemici dei propri calciatori. Non è una squadra fatta per imporre il suo gioco, anche se con il Verona qualcosa di propositivo si è visto. Le cose migliori le ha mostrate quando si è difesa con una organizzazione eccezionale e poi è ripartita. Ecco, vero che si parte dall’1-1 ma io faccio fatica a pensare che il Barcellona imposti una partita di attesa , in cui l’obiettivo è lo 0-0 per passare il turno. Messi e gli altri non fanno calcoli: anche se magari sarà a porte chiuse ma vorranno imporre il proprio talento in ogni occasione. Ed ecco che il contropiede del Napoli potrà far male. D’altronde, Piquè non è quello di due o tre anni fa e gli altri difensori non sono all’altezza del suo rendimento attuale.

I calciatori non si devono lamentare del caldo. Ricordo quando ci portarono a giocare a Leon, in Messico, in piena estate: c’erano 42 gradi. Ed era solo un’amichevole. A me, De Marchi e Luppi quasi serviva un respiratore a metà del primo tempo”.

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Claudio Gervasio nato a Napoli. Ha conseguito il diploma di Liceo Lingustico, la laurea in scienze della Comunicazione all'Unisob con master di Scienze Investigative Criminologiche e politiche della Sicurezza. Appassionato di giornalismo, è un collaboratore spontaneo di MundoNapoliSport24