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Monza-Napoli 2-0, una brutta figura che deve servire da monito per la prossima stagione

SSC.

Prova decisamente sottotono in Brianza da parte della squadra neo campione d’Italia. Almeno tre le indicazioni utili per il prossimo anno ricavabili dall’indolore sconfitta degli azzurri dell’altro ieri. Il focus completo.

E’ sembrata solo una copia sbiadita della squadra neo campione d’Italia quella scesa l’altro ieri pomeriggio in campo a Monza. Evidente, infatti, è stata la sconfitta per 0-2 di un Napoli satollo e mezzo imbottito di riserve per mano del Monza, compagine rivelazione di questa stagione di Serie A e ben allenata dal tecnico partenopeo Raffaele Palladino. Una brutta prestazione che però certifica, se mai ce ne fosse stato ancora bisogno, l’eccezionale lavoro svolto quest’anno da Luciano Spalletti. Ebbene si perché è proprio nel momento in cui sono venuti meno gli automatismi insegnati dal tecnico toscano che sono state messe in rilievo tutte le difficoltà ed i punti deboli del team azzurro.

Sbagliando si impara, si sa. Ed è proprio dalle piccole sbavature (perché il Napoli quest’anno è stato pressoché perfetto) che si devono trarre i più preziosi insegnamenti per tentare di migliorare ancor di più in futuro lo straordinario risultato ottenuto quest’anno. Sono tre, di fatto, le indicazioni principali offerte dal match tra partenopei e biancorossi da tenere bene in considerazione.

Innanzitutto la risposta offerta da alcune delle seconde linee chiamate in causa si è dimostrata rivedibile oltre che preoccupante. Sicuramente insufficienti in quel di Monza sono state la prove di Bereszynski e Zerbin, decisivi in negativo nel primo tempo, che si sono rivelati del tutto inadeguati a rimpiazzare Di Lorenzo e Kvaratskhelia, due eroi di questa trionfale stagione. Altrettanto carente si è rivelato poi il lavoro in fase di costruzione del trio Elmas, Zielinski e Lobotka, con in particolare quest’ultimo più in affanno del solito nel liberarsi e creare occasioni pericolose.

Si capisce pertanto quanto sarà importante, per non dire indispensabile, trovare quest’estate un vice all’altezza dello slovacco, del capitano azzurro e del georgiano. Se è evidente infatti che i tre siano considerati ad oggi insostituibili pedine chiave nello scacchiere tattico disegnato da Spalletti, è altrettanto evidente che non possano giocare tutte le partite senza incappare ogni tanto in qualche prestazione opaca.

Quella dell’urgenza di alternative all’altezza, non è però, come si diceva, l’unico mini campanello d’allarme da analizzare. Va evidenziata anche la palese l’incapacità dell’11 mandato in campo in Brianza (e non solo) a scovare ed usare soluzioni tattiche diverse. Se infatti le connessioni non girano e sono più difficoltose del solito, perché intestardirsi con il fraseggio fin dentro l’area di rigore e non tentare mai la conclusione da fuori? Non sarà forse un caso che l’unico gol segnato dal Napoli da oltre i 16 metri è stato quello messo a segno proprio da Kvaratskhelia contro il Monza ad agosto scorso, ben 9 mesi fa. E’ tempo dunque per gli uomini di Spalletti di inventarsi qualcosa di nuovo e di provare a padroneggiare anche questo fondamentale, che negli scorsi anni si è rivelato la vera arma in più a disposizione della squadra azzurra (si ricordino le abilità balistiche su tutti di Mertens, Insigne e Fabian Ruiz).

Oltre a questi, viene infine in rilievo un ulteriore dato negativo da non sottovalutare. Se da un lato la scialba prestazione con i brianzoli potrebbe essere giustificata con il fatto che i giocatori del Napoli non siano in questo momento con la testa al 100% (e dopo una storica vittoria del campionato conquistata con largo anticipo sarebbe stato strano il contrario), dall’altro c’è da considerare pure l’inevitabile calo fisico in cui tendono ad incappare costantemente le squadre allenate da Spalletti nel periodo che intercorre tra marzo e aprile.

Da un paio di mesi a questa parte le gambe infatti sembrano non girare più. C’è una costante nelle gare dei partenopei. Il Napoli ha chiuso il primo tempo con il 60 e alle volte anche l’80% di possesso palla, ma ha faticato terribilmente a trovare la via del gol (solo 4 le vittorie con 7 reti realizzate in totale nelle ultime 10 gare). Ed anche i risultati ne hanno inevitabilmente risentito: non è un caso che l’eliminazione in Champions per mano del Milan sia arrivata proprio in questo preciso periodo dell’anno, dopo una prima parte di stagione giocata a mille all’ora. Un inquietante parallelo con la crisi che lo scorso anno costò lo Scudetto e che avvenne, manco a farlo apposta, nel mese di aprile.

Riuscirà il Napoli a fare tesoro di questi insegnamenti, a migliorarsi ed a confermarsi squadra di livello anche nella prossima stagione?

Gianmarco Apuzzo

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Gianmarco Apuzzo nato a Napoli il 23/05/1993. diplomato nel 2012 al Liceo Classico Umberto I di Napoli e poi laureato con lode nel 2018 alla facoltà di Giurisprudenza della Federico II di Napoli. Grande appassionato di calcio (con particolare riferimento alle statistiche ed alla storia del calcio) e del Napoli è un collaboratore spontaneo di MundoNapoliSport24