Un assist dall’aspetto di pacco postale, con tanto di francobollo e destinatario in bella vista. Il Belgio soffre, rischia ma vince contro il Cipro. Hazard è l’autore del gol, Dries Mertens l’artista che ricama e poi corre ad abbracciare il compagno, esultando con lui per una rete dal grande valore specifico in chiave qualificazione ai prossimi Europei. Un assist, dicevamo. Che è solo apparentemente banale, perché il belga, quello del Napoli, riesce a trasformare in cose semplici anche i gesti tecnici più difficili, complessi, articolati. Uno stop di ginocchio quasi a calamitare la sfera a sé, testa alta e rapidità di gambe, pallone incollato ai piedi e poi il suggerimento vincente per il fantasista del Chelsea, che a due passi dal portiere avversario non sbaglia. Un’azione che difficilmente ammireremo al San Paolo. Non perché Hazard sia un talento quasi impossibile da avvicinare, ma perché il Napoli, il nuovo Napoli, pare aver deciso di sacrificare l’utilizzo degli esterni offensivi per valorizzare il gioco verticale, il possesso palla, la predisposizione alla costruzione di una manovra che passerà ora per vie centrali e raramente per quelle laterali.
ADDIO ESTERNI. E’ questo uno dei dogmi di Maurizio Sarri, fautore del 4-3-1-2 e pienamente convinto di poter valorizzare al meglio la rosa con l’utilizzo di due punte centrali anziché di due esterni larghi da affiancare alla punta, sia essa Higuain o Gabbiadini. Eppure, a leggere i nomi degli attaccanti presenti in organico, la considerazione più lampante sarebbe quella di affidarsi ad un classico 4-3-3 (o 4-3-2-1) per permettere ai vari Insigne, Mertens e Callejon di tornare padroni del proprio ruolo. Una soluzione remota, ma non impossibile. In realtà il primo a sperimentare tale schieramento fu proprio Sarri. Era l’inizio del ritiro estivo e il Napoli era poco più di un cantiere aperto. Dopo diverse esercitazioni il tecnico azzurro abbandonò l’idea di utilizzare due esterni perché la squadra – diceva – “perdeva baricentro e il contatto tra i reparti”. Da allora gli azzurri non hanno più smesso di vestirsi col classico 4-3-1-2. Insigne continua a muoversi tra le linee, Higuain resta intoccabile e alle sue spalle si sudano il posto, a turno, Gabbiadini, Mertens e Callejon. Uno spreco di talento e di fantasia, dato che ogni domenica almeno due saranno costretti alla panchina.
OCCASIONE. Ma il campo è l’unico giudice infallibile. Quando parla fa rumore ed il suo eco arriva all’orecchio di tutti: procuratori, calciatori, allenatori. Il gesto tecnico di Mertens è solo l’ultimo messaggio che Sarri ha ricevuto, assorbito e già conservato nella scatola delle decisioni. Il belga è devastante da esterno, meno da seconda punta, ruolo che non ha quasi mai ricoperto in carriera (così come Callejon). Il tempo delle scelte è vicino: anche ad Empoli fiducia massima al 4-3-1-2, ma la porta delle alternative (e dei ripensamenti) resterà aperta fino alla fine.