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La Mappa dei violenti: in principio erano Masseria Cardone, Teste Matte, Mastiffs, Fedayn, Vecchi Lions…

violInteressante focus proposto questa mattina dal Corriere del Mezzogiorno, che con questo articolo e con la mappa che proponiamo cerca di fare il punto della situazione sui vari gruppi che popolano il San Paolo: “In principio erano Masseria Cardone, Teste Matte, Mastiffs, Fedayn, Vecchi Lions. Oggi sono Rione Sanità, Fossato Flegreo, Bronx, Sud, Niss. Cambiano i clan in città, cambiano le sigle degli ultrà nelle curve dello stadio, cambiano strategie e obiettivi dei gruppi. Il più recente assetto del San Paolo è ricostruito nei dettagli nel decreto di perquisizione notificato ieri a dieci tifosi protagonisti della rissa durante Napoli Sampdoria; tra loro ci sono Giovanni Sequino, 26 anni, figlio di Nicola, boss della Sanità, e Pasquale Pica, 23 anni, responsabile del ferimento in curva A lo scorso 30 agosto. Sulla sua pagina Facebook compare una foto assieme a Genny Cesarano, il diciassettenne ucciso domenica scorsa: per alcuni, la prova che i due episodi sono legati. Per gli inquirenti, invece, solo una coincidenza. In sei pagine, il procuratore aggiunto Vincenzo Piscitelli e i sostituti Stefano Capuano, Danilo De Simone e Vincenzo Ranieri affermano, tra l’altro: «Capi dei gruppi organizzati hanno rapporti di parentela diretti con esponenti anche apicali della criminalità organizzata». Ne consegue che «porzioni dello stadio» sono «sottratte all’autorità dello Stato». E al San Paolo vanno anche per compiere specifiche attività illecite: «bagarinaggio, vendita di prodotti industriali contraffatti, spaccio di sostanze stupefacenti». Il legame tra clan camorristici e gioco del calcio è sempre stato molto forte: si pensi alle fotografie di Diego Maradona insieme con i fratelli Giuliano, o a quelle di Antonio Lo Russo, figlio dell’ex capoclan Francesco, a bordo campo del San Paolo durante Napoli-Parma nel 2010. Ma è è un legame che si evolve e, di conseguenza, i pm e gli agenti della Digos ne seguono continuamente le modifiche. L’intervento costante delle forze dell’ordine e i numerosi Daspo notificati ai facinorosi ha determinato «l’allontanamento dagli spalti di molti leader» delle vecchie formazioni. Tuttavia, come spesso accade, «l’attività di repressione ha di fatto favorito la nascita o il consolidamento di nuovi gruppi». Se alcune caratteristiche sono comuni ai vecchi e ai nuovi ultrà, come la provenienza da zone periferiche o degradate e i precedenti penali, nei nuovi gruppi è «accentuata la permeabilità» rispetto alla «criminalità diffusa». Ne conseguono «sentimenti di ostilità nei confronti delle forze di polizia fatte talvolta oggetto di proditorie aggressioni». Inoltre «la frequenza dei reati commessi in occasione degli incontri di calcio del Napoli e la loro dinamica» dimostrano che i reati stessi non sono frutto «di intemperanze da stadio legate al clima di eccitazione dell’evento sportivo, ma di una deliberata strategia». Sostenere la squadra è ormai «un aspetto assolutamente marginale per gli ultrà», che invece si dedicano in modo «preordinato, ripetuto e organizzato al disordine di piazza, alla violenza, all’intimidazione nei confronti di quello che viene individuato come il nemico di turno». Nemico le cui categorie, nel corso degli anni, sono molto aumentate. Oggi ne fanno parte «tifoseria avversaria, forze dell’ordine, dirigenza della società calcistica, giornalisti, steward, altri gruppi ultrà appartenenti alla medesima tifoseria, tifosi occasionali» e persino «dipendenti di Trenitalia e gestori delle stazioni di servizio autostradali». Non solo. Rispetto al passato, i gruppi ultrà si sono dati un’organizzazione più strutturata, stabile e precisa: «Oltre ai leader vi sono figure addette all’organizzazione delle trasferte, al reperimento dei mezzi finanziari, al noleggio dei pullmini, all’acquisto dei biglietti, al confezionamento degli striscioni, alla custodia del materiale atto ad offendere, dei petardi, dei razzi normalmente usati negli incidenti». E, come quando si fa una guerra, i capi danno l’ordine di «caricare» e ritirarsi, mentre i più aggressivi formano le «prime linee». Nel decreto di fermo, ovviamente, è ricostruito anche il ferimento con una coltellata di Giuseppe Bauchnet, 22 anni, esponente dei Mastiffs, da parte di Pasquale Pica. La rissa con quelli del Rione Sanità, di cui Pica e Sequino sono leader, è vista in diretta dagli agenti della Digos che si trovano all’interno della «sala monitoraggio» del San Paolo. È uno scontro breve; Bauchnet si vede allontanarsi con la maglietta strappata. Poco dopo, tuttavia, i due gruppi rivali hanno un chiarimento e gli agenti che li osservano comprendono che si sono riappacificati. Un motivo in più per indurre gli investigatori a escludere un collegamento tra il ferimento di Bauchnet e l’omicidio, avvenuto pochi giorni più tardi in piazza Sanità, di Gennaro Cesarano. Sui due episodi indagano infatti diversi reparti della polizia e diverse sezioni della Procura”.

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