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Grava: “Napoli è un treno che passa una sola volta nella vita, ti rende speciale anche se non ti chiami Higuain”

gravaGianluca Grava ai microfoni di E’ Azzurro ha rilasciato una lunga intervista: ” Nel 2004 giocavo nel Catanzaro, in B. Quando il mio procuratore mi comunicò al telefono che c’era la possibilità di giocare nel Napoli non capii niente. Era il sogno della mia vita che diventava realtà. [..] Napoli è un treno che passa una sola volta nella vita, ti rende speciale anche se non ti chiami Lavezzi, Higuain o Cavani. 

Avere a che fare coi giovani è molto bello. Il mio obiettivo? Vorrei che tutti i ragazzi possano comprendere davvero cosa significhi per un napoletano, un campano, indossare questa maglia. quanta emozione si provi nello sbucare fuori dalla scaletta degli spogliatoi del San Paolo.

Benitez è molto attento, con lui c’è un rapporto splendido. Dà a tutti i ragazzi più meritevoli la possibilità di allenarsi con i grandi ed è molto importante. Del resto, se un ragazzo ha qualità, riesce ad emergere comunque”.

“Da giovanissimo, alla Casertana, c’erano tre squadre che condividevano lo stesso campo. Alla fine sono arrivato in serie A”.

Sinergia con Bigon: “Anche con lui c’è un confronto continuo su qualsiasi decisione del settore. Lo reputo una persona seria e competente, defilato nelle vittorie ma nei pochi momenti difficili sempre pronto a metterci la faccia. Un po’ come me, di poche parole ma con il suo credo: il lavoro”.

“Cosa ha chiesto la società per il Viareggio che sta per iniziare? Semplice, di fare tesoro di questa esperienza. Il Napoli non chiede mai di vincere a tutti i costi a livello giovanile. Molto più importante è fornire alla società giocatori di livello”.

Ma perchè in Italia e a Napoli è così difficile lanciare i giovani? “Più il Napoli diventa forte, più è dura per un giovane riuscire ad emergere. Se la Lega desse l’ok alla creazione di una seconda squadra, potrebbe essere un vantaggio per i ragazzi ed anche per i club. Ma mi chiedo: a Napoli l’ambiente è pronto ad aiutare, a supportare i giovani? Soprattutto quelli nati qui? Non dimentichiamoci che Cannavaro e Insigne sono quelli che negli ultimi anni hanno raccolto più fischi al San Paolo”.

“Per regolamento i ragazzi al di sotto dei 14 anni non possono essere tesserati fuori regione. Spesso molte scuole calcio che fanno? Non ce li danno. Preferiscono aspettare che un giocatore di 12, 13 anni ne faccia 14 sperando di ricavare di più. Cosa succede? Molto semplicemente, che il ragazzo perde due anni. Magari si brucia. O magari finisce in qualche club di secondo, terzo piano. Ma quello che non sopporto è un’altra cosa ancora: spesso si parla anche male in giro del Napoli e davvero non ne capisco il motivo. Questo club ha sempre pagato tutti con puntualità, si è sempre comportato correttamente anche nelle trattative. Solo in Campania ragazzini di 12 anni hanno già un procuratore. Solo qui. Rispetto, educazione e senso di appartenenza: queste sono le caratteristiche più importanti, quelle che ogni ragazzo del vivaio deve avere. Io, ad esempio, su certe cose non transigo. La scuola è fondamentale, non esiste futuro senza impegno e valori. Non è un caso che a Natale il Napoli abbia regalato kit scuola ai ragazzi del 2003 e 2004. Non salutare, poi, è una gravissima mancanza di rispetto. Oppure tenere i capelli fuori posto. Una volta ho dovuto sospendere dieci giocatori dei Giovanissimi Nazionali, era un’occasione importante come la Nike Cup. Ma il risultato passa in secondo piano davanti ad altre cose. Oggi si giocano tre partite con la Primavera, con gli Esordienti e ci si sente arrivati. Non è così. E dovrebbero capirlo anche i genitori”.

Ma i nuovi Insigne come si chiamano? “Potrebbero esserlo Luperto, Bifulco, Romano. O anche Anastasio, Tutino. Dipende da loro. Senza dimenticare Sepe, Dezi, Maiello che stanno facendo bene in prestito. Quanti nomi, vero? E dire che ne parlano tanto male del settore giovanile del Napoli”.

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