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Gennaro Gattuso: analisi sulla gestione e sull’esperienza in azzurro del tecnico calabrese

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Gennaro Gattuso, allenatore del Napoli dalla fine del 2019 fino allo scorso 23 Maggio del 2021, è, ad oggi, uno dei tecnici più controversi (e di cui più si è discusso) dell’intera storia della società partenopea. Il tecnico calabrese, infatti, nonostante una Coppa Italia conquistata (il che lo rende uno degli allenatori più vincenti dell’era De Laurentiis) ed una quasi-qualificazione in Champions League, sfiorata prima e persa poi, per un solo punto, all’ultima giornata di serie A, non è riuscito ad entrare nei cuori di tutti tifosi azzurri alla stregua di alcuni suoi predecessori, anche non vincenti (si veda su tutti Maurizio Sarri). Inoltre c’è da aggiungere che anche numerosi ambienti giornalistici, campani e non, hanno avvicendato a più riprese, durante l’anno e mezzo di gestione tecnica dell’allenatore, grandi elogi ad aspre critiche nei confronti dell’ormai ex tecnico del Napoli.

Arrivato all’ombra del Vesuvio in punta di piedi, con l’etichetta di “sergente di ferro”, nel dicembre del 2019 a seguito dell’esonero di Carlo Ancelotti, mister Gattuso ha dovuto affrontare non più di un problema all’inizio della sua esperienza in azzurro. La confusione tattica, la mancanza di stimoli e l’assenza di un’adeguata preparazione fisica dei calciatori sono state solo alcune delle spinose questioni che il tecnico calabrese è stato inizialmente costretto a risolvere. L’inizio non fu infatti dei più promettenti. Mister Ringhio, nelle prime 5 gare dal suo avvento, totalizzò solo 3 punti (conquistati fuori casa contro il Sassuolo all’ultimo respiro) e tante brutte prestazioni (si ricordi su tutte la sconfitta per 0-2 in casa contro la Fiorentina). In seguito la svolta avvenne proprio nella partita più difficile dell’intero campionato: Napoli-Juventus, che si giocò nell’allora San Paolo. Gli azzurri vinsero per 2-1, imponendosi sui bianconeri con un’ottima prestazione di squadra. Gattuso decise quindi di confermare di lì in avanti il sistema di gioco che permise di portare a casa quella preziosissima (per il morale) vittoria contro la Vecchia Signora: un 4-3-3 in grado di esaltare la qualità della rosa con un gioco ricercato, basato sulla costruzione dal basso, sul possesso palla e sulla tecnica di base dei singoli interpreti. Grazie anche ad una delle migliori campagne acquisti invernali dell’era De Laurentiis (oltre 60 milioni di euro spesi per cinque calciatori), il tecnico calabrese fece rialzare la testa alla squadra partenopea, terminando la stagione con un dignitoso (considerando che al momento del suo arrivo il Napoli era dodicesimo) settimo posto in classifica e con la vittoria di un trofeo: la Coppa Italia conquistata all’Olimpico di Roma sempre contro Juventus.

Se dunque, da un lato, la prima (mezza) stagione in azzurro terminò in crescendo per mister Gattuso, dall’altro è solo in questa (2020-21) che sono emersi tutti i limiti di quest’ultimo, che hanno contribuito alla mancata qualificazione in Champions League. Complice, infatti, anche la mancanza di un’appropriata esperienza nel guidare squadre di vertice nel raggiungimento di obiettivi importanti (essendosi seduto, prima di quella azzurra, su appena 5 panchine di club), il tecnico calabrese ha commesso durante tutta la stagione, a fasi alterne, una serie di errori che hanno finito col compromettere l’obiettivo finale stagionale.

In primo luogo non possono non venire in rilievo la confusione tattica percepita in campo, in almeno 1/3 delle partite stagionali, e, soprattutto, l’incapacità di inventarsi un piano B nei momenti di difficoltà di gioco e di risultati. Pur avendo Gattuso rivoluzionato lo schieramento tattico ad inizio stagione, proponendo un 4-2-3-1 che esaltasse le caratteristiche fisiche del neo-acquisto Osimhen, non è poi riuscito a dar seguito allo stesso assetto tattico nel momento in cui il bomber nigeriano è rimasto vittima di un infortunio alla spalla, che lo ha tenuto fuori per gran parte della stagione. Con gli interpreti a disposizione ha più volte tentato un ritorno all’originario 4-3-3, ma ne sono scaturite solo prestazioni deludenti (Napoli-Lazio, Napoli-Torino e Verona-Napoli su tutte), a causa dell’incompatibilità posizionale di alcuni elementi (vedi su tutti Bakayoko), che hanno contribuito alla perdita di punti preziosi in classifica.

In seconda battuta c’è sicuramente da evidenziare l’ostinazione con cui il tecnico calabrese ha schierato in campo determinati giocatori in momenti fondamentali della stagione (Demme, Lozano, Manolas, Koulibaly, ecc.), senza mai concedergli una partita di riposo. Ciò ha determinato un vertiginoso aumento del rischio di infortuni di natura muscolare, che, puntualmente, sono occorsi ai giocatori partenopei. In totale in stagione si conteranno ben 12 lesioni muscolari, record negativo di sempre del club azzurro. Questo non è sicuramente addebitabile al solo poco tempo a disposizione avuto per effettuare la preparazione atletica nel consueto ritiro stagionale, considerato che altre squadre italiane (come L’Inter campione d’Italia) si sono viste concedere, addirittura, a disposizione un termine inferiore a quello (di tre settimane) del club azzurro.

Il terzo ed ultimo profilo di critica, che non può non muoversi a Gattuso, è sicuramente quello riguardante il suo temperamento e l’incapacità di gestire le emozioni sia durante che dopo le partite. Il mister, pur essendo riuscito a compattare più volte l’ambiente in momenti di insicurezza e difficoltà, non è riuscito a conferire alla squadra quel “carattere forte” (da lui rinominato “veleno”) più volte reclamato durante il triennio sarriano. Al contrario, ha finito per trasmettere la propria indole umorale ai suoi stessi calciatori, come si è potuto agevolmente osservare nell’ultima partita in casa col Verona.  Si pensi, inoltre, ad alcune dichiarazioni “particolari”, rilasciate da Gattuso a seguito di match in cui il Napoli è uscito sconfitto, che hanno per di più concausato l’imposizione del silenzio stampa societario, che perdura ancora oggi ad oltre un mese di distanza dal termine del campionato.

Gennaro Gattuso: un allenatore con un ampio margine di miglioramento, ma ancora inadatto a panchine di club prestigiosi come il Napoli.

Gianmarco Apuzzo

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Gianmarco Apuzzo nato a Napoli il 23/05/1993. diplomato nel 2012 al Liceo Classico Umberto I di Napoli e poi laureato con lode nel 2018 alla facoltà di Giurisprudenza della Federico II di Napoli. Grande appassionato di calcio (con particolare riferimento alle statistiche ed alla storia del calcio) e del Napoli è un collaboratore spontaneo di MundoNapoliSport24