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ESCLUSIVA,Mario Ferri detto il “Falco” a MundoNapoliSport24: “Gastone è lo specchio di un Italia malata, il calcio va rifondato, ecco il perché della mia invasione di campo al Mondiale…”

Mario Ferri il Falco 2Mario Ferri detto “il Falco” noto sulle pagine della cronaca sportiva per le sue numerose invasioni di campo, si è reso protagonista anche nel Mondiale brasiliano con una delle sue rapaci azioni indossando la sua classica maglietta di Superman, ma ciò che ha meravigliato il pubblico non è stato il suo gesto, ma il significativo e l’inaspettato messaggio di cui si è fatto portatore, ricordando al mondo intero la tragica vicenda di Ciro Esposito. Un’intervista completa è quella che ci ha concesso in esclusiva, colui che ormai chiamano tutti il Falco, si è toccato tematiche importanti e forti: le motivazioni del gesto brasiliano, la sicurezza negli stadi, la violenza nel calcio ma soprattutto i tragici eventi del 3 Maggio.  Le dichiarazioni del Ferri sono state veramente forti, quindi vi consigliamo di tenervi forte e leggervi tutta di un fiato questa intervista esclusiva ai microfoni di MundoNapoliSport24:

In Brasile sei stato protagonista di un’invasione, con un messaggio in favore di Ciro Esposito, ci spieghi le motivazioni?

“Reputo l’invasione in generale un gesto goliardico, mi sono recato in Brasile per fare un servizio sulle favelas. Il messaggio sulla maglietta per Ciro Esposito, nasce dalla profonda tristezza e dalla commozione provata nel giorno delle esequie dove mi sono recato insieme ai tifosi del Pescara e del Milan. Il mio gesto in Brasile è un modo per ricordare Ciro. Al ritorno dal mondiale tramite l’avvocato Pisani ho avuto il modo di incontrare la famiglia di Ciro, alla quale ho donato una maglietta, in quel momento ho provato delle forti emozioni, non posso credere che un mio coetaneo sia morto così … “

Tra tutte le sue invasioni, questa è la più bella perché è la più significativa. Cosa ne pensa della censura nei confronti degli invasori, non credi si leda il diritto di cronaca?

“Questo gesto lo reputo non corretto, ma lo giustifico se finalizzato a lasciare un bel messaggio. La censura forse limita tale fenomeno, ma da futuro giornalista credo sia eticamente ingiusto. Gli interventi della Fifa, sono in parte inutili infatti immagini e video sono facilmente reperibili su Internet. Per me il massimo organo del calcio mondiale è scandaloso, costruisce cattedrali nel deserto investendo milioni(riferendosi agli stadi brasiliani) e poi la gente muore di fame”.

 Lei che è un noto invasore come reputa il livello di sicurezza negli stadi?

“Il nulla assoluto, qualsiasi spettatore potrebbe in maniera indisturbata recarsi allo stadio con un’arma addosso! “

Dove intervenire per migliorare il sistema calcio? “Bisogna partire dalle scuole, il calcio è violento perché così è la nostra società. Sono necessarie regole più ferree, non è possibile che un invasore pacifico venga condannato con un Daspo di 3 anni e poi chi getta un motorino da uno stadio se la cava con molto di meno. Ritengo doverosa la riforma degli stadi, renderli spazi aperti e vivibili, e ci tengo a precisare gli ultras sono la parte più bella e pulita del calcio”.

Lei ha avuto la possibilità di girare il mondo. Il calcio italiano come lo reputa?Ho avuto la possibilità di girare vari stadi in Europa. E ti dico che Inghilterra, Spagna e Brasile il calcio si vive con molta tranquillità, con il sorriso rispetto a ciò che vedi in Italia dove la pressione e gli isterismi sono i veri protagonisti. Senza remore dico che “l’infame” che ha sparato(riferendosi a Gastone De Santis) è lo specchio dell’Italia malata, che non deve fare parte del calcio, questo signore non ha nulla a che vedere con il tifo organizzato. Merita l’ergastolo, questa persona non deve vedere più la luce del giorno! La tifoseria Roma dopo i tragici avvenimenti del tre Maggio doveva esser più vicina alla famiglia Esposito. In generale le tifoserie calcistiche sono infettate da persone malate di mente, avulse dal mondo del calcio, che non dovrebbero frequentare nessuno stadio, il posto giusto per loro è il carcere”.

Domenico La Marca

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