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ESCLUSIVA De Pietro: “Jorginho è un piccolo Scholes. Inler puo’ perdere il posto”

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Voce storica di Verona e del calcio scaligero, creatore di www.veronanelpallone.itAlessandro De Pietro, in esclusiva per mundonapoli.it, ripercorre i primi passi nel calcio che conta di Jorginho, il playmaker appena acquistato dal Napoli di Rafa Benitez: “Jorginho è l’esatto prototipo del giocatore moderno, passato dall’essere classico metodista ad efficace incursore, grazie anche ad una crescita fisica importante e ad una naturale propensione alla corsa. Adesso Jorginho si inserisce spesso e volentieri, a grandi linee a volte mi ricorda lo Scholes del Manchester United, capace di ordinare il gioco ma anche di presentarsi davanti alla porta coi tempi giusti e con una conclusione dalla distanza diventata molto più efficace negli ultimi tempi, sollecitato proprio dallo staff tecnico e Mandorlini in particolare. Curiosità: Jorginho nelle partitelle d’allenamento ai tempi della Lega Pro e della Serie B a volte veniva impiegato anche da difensore centrale. È intelligente, ha una lettura del gioco non comune, arriva sempre in anticipo sui normali tempi d’azione”

Si sprecano i paragoni: da Falcao ad Hamsik. Il giovane Jorginho che tipo di giocatore è?

“Il primo Jorginho forse era un mini Falcao, quello di oggi è molto più vicino ad Hamsik.
Lo svizzero Inler non è amatissimo dal pubblico partenopeo, l’italo-brasiliano ha la stoffa per soffiargli il posto nel girone di ritorno?

“Jorginho in questo momento è uno dei più bravi nel suo ruolo in Serie A. Non mi meraviglierebbe se fosse titolare a breve, specie in una squadra dalla manovra svelta come quella del Napoli. Jorginho ha fra i suoi punti forti proprio la velocità nella trasmissione della palla, credo che coi suoi piedi il Napoli possa raggiungere le sue mezzepunte o direttamente Higuain molto velocemente, con tutti i vantaggi del caso. Senza dimenticare che Jorginho è molto migliorato anche in fase di interdizione”
Lei è un grande appassionato di calcio inglese, ha seguito Benitez dai tempi del Liverpool. In cosa è diverso dai tecnici italiani?

“Mi piace molto il Liverpool, per questo ho imparato ad apprezzare Benitez, se non altro per quella notte di Istanbul del 2005 e la Coppa Campioni vinta contro il Milan con giocatori assolutamente mediocri e due soli grandi campioni come Gerrard e Xabi Alonso. Benitez è diverso perché è uno studioso di calcio più che un semplice allenatore, perché ha un’educazione non comune, perché con Napoli ha trovato subito il feeling giusto magari perché per certi versi la stessa Liverpool è per il calcio quel che è Napoli in Italia. L’intensità che ho visto nel Liverpool del 2007, quello che perse la rivincita col Milan in finale, raramente mi è capitata di ritrovarla. Penso al 4-0 al Real Madrid o nel 2005 i primi 20 minuti con la Juventus ad Anfield. Massimo rispetto e considerazione per i tecnici italiani, ma uno come Benitez arricchirà l’intera Serie A”

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