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Coppa d’Africa Under 20: Il settimo sigillo della Nigeria

Fonte: Blaise Raise/WikipediaChe in Africa vincano i favoriti non è cosa usuale. Soprattutto a livello giovanile, dove spesso – soprattutto in occasione della Coppa d’Africa – le carte mischiate non riguardano solo il campo di per sè, ma in particolar modo tirano in mezzo questioni burocratiche ed etiche che rappresentano poi il più grande limite dell’affascinante calcio africano.

Dopo aver vinto il Mondiale under 17 nel 2013, la Nigeria spazza via la concorrenza e con una grossa parte del gruppo che due anni fa si impose al mondo intero, riesce a portarsi a casa la settima Coppa d’Africa under 20 della storia. Ovviamente il palmares parla chiaro: le Green Eagles sono prime e per un bel po’ di edizioni possono stare tranquille che la loro leadership non verrà nemmeno sfiorata. Con quattro vittorie ed un pareggio – maturato nella fase a gironi contro la Costa d’Avorio – condite da ben dodici gol segnati contro i soli quattro subiti, la squadra allenata dal preparatissimo Manu Garba (un’istituzione del calcio giovanile africano) ha inanellato una serie di buone prove portandosi a casa la meritata vittoria. Già, perchè se è vero che le avversarie ce l’hanno messa tutta per mettersi tra la Nigeria e la vittoria, è altrettanto palese come alcune individualità a disposizione di Garba abbiano decisamente fatto il vuoto con le stelline delle altre squadre.
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E pensare che due dei talenti tanto attesi, il portiere Alampasu e il terzino sinistro Okon, nemmeno hanno giocato, oscurati dalla presenza del nuovo titolare Ehanholo e da un assetto difensivo rivoluzionato alla vigilia che ha visto la Nigeria affrontare la manifestazione con un’inusuale difesa a tre. Musa Mohammed, terzino destro ma scalato a centrale difensivo, è risultato uno dei giocatori più forti del torneo (ha addirittura vinto la classifica dei marcatori), nonchè tra i più continui assieme ai compagni Chidera Ezeh e Taiwo Awoniyi. Non a caso, questi tre fanno parte della ristretta cerchia dei profili già tesserati per i club europei, visto che Musa ha firmato recentemente con il Besiktas mentre le due punte rappresentano i fiori all’occhiello dei vivai di Porto e Kalmar.

Ad un passo dalla gloria si è fermato il cammino del Senegal, sconfitto in finale dai futuri campioni nigeriani per 1-0 a causa di una delle poche sbavatura difensive dell’intera competizione giocata tra le mura amiche. Il centrale Mouameth Sanè e il rapido Moussa Konè, due tra i trascinatori del gruppo senegalese, rappresentano le certezze di una squadra che adesso andrà a giocarsi le sue carte al mondiale di categoria per la prima volta nella storia. Con loro ci saranno anche Ghana e Mali. Se c’èra una squadra in grado di fare male alla Nigeria, queste erano proprio le Black Stars, ma il cammino delle due corazzate si è incontrato in semifinale, e nella partita secca la Nigeria ha avuto la meglio. Ciononostante, con un grande Aboagye (oggi al Granada ma di proprietà dell’Udinese) e la doppietta di Yeboah è arrivato almeno il terzo posto, conquistato sul Mali, quarto nome da inserire nel lotto della spedizione mondiale.

Ma che Coppa d’Africa è stata? Sicuramente interessante, come tutte le competizioni africane per nazionali. Il problema è però la scarso interesse costruito attorno all’insieme, che tradotto significa organizzazione spicciola tanto da non smuovere più di tanti talent-scout dall’Europa. Belgio ed Olanda, nazioni storicamente inclini a lavorare con i giovani talenti del Continente Nero, sono state le nazioni a portare più rappresentanti di società professionistiche, ma il risalto poteva essere ben maggiore. Ad abbandonare la competizione anzitempo – leggi fase a gironi – anche colossi come la Costa d’Avorio, il Sudafrica (che però, a livello giovanile, sta lavorando molto bene), lo Zambia ed il Congo, accompagnato in Senegal sotto la supervisione di Claude Le Roy.

Le prime quattro classificate costituiscono interamente anche la top 11 del torneo. Tra i pali troviamo il portiere dei campioni d’Africa, Joshua Enaholo, in qualità di estremo difensore meno battuto. Il suo connazionale Musa Mohammed è il primo dei tre difensori, in una linea completata dal senegalese Mouameth Sanè e dal maliano Souleymane Diarra. Sidy Sarr (Senegal) ed Elijah Idowu sono gli esterni dell’ipotetico 3-5-2; il primo, freccia senegalese di fascia destra, è stato messo sotto osservazione dall’Anderlecht, mentre Idowu si è rivelato uno dei piedi mancini più educati del torneo. In mezzo c’è tanta qualità; si parte Alhassane Diallo del Mali, mediano tutto muscoli e polmoni, per arrivare alla mezzala del Ghana Yaw Yaboah, con Wadji Ibrahima come vertice basso davanti alla difesa. Davanti le scelte sul tandem offensivo sono obbligate: i muscoli ed il senso del gol di Taiwo Awoniyi (Nigeria) mixati alla velocità di Clifford Aboagye, che ha spesso agito dietro alle punte del suo Ghana.

Dopo il Mondiale, l’appuntamento sarà per il 2017, dove i talenti del domani si daranno battaglia in Zambia. Intanto ci si gode la nuova nidiata di prospetti, sperando di vederne molto più di una manciata sfondare nel calcio che conta.

VERDETTI
NIGERIA – Campione d’Africa
SENEGAL – Secondo classificato
GHANA – Terzo classificato
MALI – Quarto classificato

MVP – Musa Mohammed (Nigeria)
GOLDEN BOOT – Musa Mohammed (Nigeria), 4 gol
BEST GK – Joshua Enaholo (Nigeria)
BEST CT – Manu Garba (Nigeria)

 

Fonte: www.falsonueve.it

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