Era il 1 maggio 1994, in una domenica di sole si stava per correre la prima tappa europea del mondiale di F1, Ayrton Senna 34 anni era al massimo della sua carriera, scelse all’inizio della stagione 1994 di lasciare la Mclaren per approdare alla Williams.
La stagione per Ayrton non partì nel migliore dei modi, il pilota brasiliano non sentiva la FW16 cucita addosso, si era proposto che per il primo gp in Europa la vettura inglese tornasse nelle prime posizioni.
Ayrton nelle qualifiche conquistò la pole position, seguito dal giovane Michael Schumacher. Il weekend del Gp di San Marino non si aprì nel migliore dei modi, già dal venerdì Rubens Barrichello, futuro pilota Ferrari, si schiantò con la sua vettura a velocità molto elevata, senza però riportare conseguenze per ma solo tanto spavento.
L’incubo per gli appassionati di F1 iniziò sabato 30 aprile 1994, quando Roland Ratzenberg pilota del team Simtek si schiantò alla curva Villeneuve a più di 300 km/h.
Il pilota morì sul colpo, ma gli organizzatori dell’evento decisero di dichiarare la morte in ospedale e non in circuito, la ragione è che secondo la giuridistizione italiana in caso di incidente mortale in pista, il tracciato viene posto sotto sequestro per le dovute indagini.
Senna capì subito la gravità dell’incidente e tentò senza riuscirci di raggiungere la curva dove morì il suo caro amico, gli venne vietato di avvicinarsi. Ayrton da pilota esperto aveva intuito che qualcosa era andato storto ma le sue domande non avranno mai risposta.
Arriviamo al 1 maggio 1994, l’aria è tesa, le ultime immagini del pilota brasiliano prima dell’inizio della gara mostrano un volto cupo e pensieroso.
Il Gran Premio iniziò con un grande incidente alla partenza, che ferì alcuni spettatori, successivamente al termine del regime di Safety Car, la gara ripartì con Senna che sfrecciava con passo sostenuto tra la curve di Imola. L’ultimo giro del campione brasiliano si fermò alla curva del Tamburello, Senna tentò in tutti i modi di evitare l’impatto ma la sua vita era destinata a terminare quel giorno.
L’impatto visto dall’esterno fu pauroso, ma “normale”, per chi sfida la morte ogni weekend. Senna non morì per l’impatto violento contro le barriere, ma le cause furono attribuite al braccietto della sospensione che perforò il casco ferendolo mortalmente. Solo in seguto alle indagini e a un lungo iter processuale con una sentenza vennero rivelate al mondo le cause dell’incidente. Il brasiliano era rimasto vittima del piantone dello sterzo che cedette, pianotone dello sterzo fissato male e costruito con materiali di infima qualità.
Subito dopo l’impatto i medici dell’autodromo si fiondarono sul corpo del pilota ormai in fin di vita. L’elicottero trasportò Senna all’ospedale di Bologna, poche ore dopo al mondo fu dichiarata la morte di Ayrton Senna, da quel 1 maggio 1994 la F1 non fu più la stessa.
Ayrton Senna l’eroe con il casco giallo, l’uomo dalla mentalità vincente, che sfidava i limiti per vivere la sua passione, che amava il rischio ma senza mai superarlo, che rappresentava la perfezione e la precisione come stimoli per salire sul gradino più alto del podio. Senna era anche l’uomo del popolo, dotato di umiltà e umanità, l’uomo che si batteva per le ingiustizie, il pilota che ogni appassioanto di F1 abbia mai amato. Ayrton in quel weekend che passò alla storia come maledetto, trasformò la sua immagine in una leggenda. Piloti come Hamilton e tanti altri si ispirano a lui come massima forma di spettacolo e raziocinio nel circus della F1. Ayrton sarà per sempre l’immagine che ogni appassionato di F1 associa quando si parla di piloti e auto.